Acciaio, ora Rossi sfida Renzi sul futuro di Piombino
FIRENZE – «La Lucchini è una questione nazionale, abbiamo bisogno di certezze». Così il presidente della Giunta regionale della Toscana Enrico Rossi chiama in causa il governo – presieduto da Matteo Renzi – sul futuro del polo siderurgico di Piombino. E lo fa nel momento in cui sta per essere definita la maxi offerta del magnate giordano Khaled Al Habahbeh, che intende investire 3 miliardi nell’acciaio italiano.
Tre le richieste urgenti che Rossi avanza al governo, al termine di un incontro ieri sera tra regione, provincia di Livorno, comune di Piombino e sindacati. La prima è «di valutare in maniera approfondita – ha detto Rossi – le proposte di acquisto avanzate e di verificarne l’attendibilità nell’ambito di una politica industriale nazionale per l’acciaio di cui peraltro si stentano a intravvedere le linee direttive».
La seconda è che «la valutazione delle proposte di acquisto dovrà esprimere una coerenza con il progetto di riconversione ecologica del polo siderurgico piombinese, su cui le istituzioni pubbliche e le forze sociali hanno sottoscritto con il governo precedente un protocollo di intesa e stanno lavorando alla definizione di un accordo di programma».
Terza richiesta «è che – ha detto ancora Rossi – come concordato e definito nel protocollo sottoscritto, venga mantenuto acceso l’altoforno fino al momento in cui la società subentrante si impegni a realizzare il progetto di riconversione ecologica stabilito».