
Micoperi: dopo l’operazione Concordia, pronto il progetto per pulire i fondali del Giglio

FIRENZE – «Il nostro compito è finito ieri, con l’ultimo cavo gettato a terra per ormeggiare la Costa Concordia a Genova. Ora pensiamo a domani». È già a casa a Ravenna, Silvio Bartolotti, il patron di Micoperi, la società italiana che ha realizzato con l’americana Titan il più colossale recupero di un relitto nella storia della navigazione. Costo 800 milioni di dollari, circa 600 milioni di euro.
IL DOPO CONCORDIA – Il domani è già alle porte. Micoperi è un’azienda specializzata nell’ingegneria e nell’installazione di strutture offshore e tubazioni sottomarine. Lavora quasi totalmente all’estero, ma il pensiero verso l’Isola del Giglio non passa certo in un momento, dopo due anni passati nella realizzazione – che a tanti sembrava impossibile – del progetto («nato in Italia e realizzato da ingegneri italiani» sottolinea con forza Bartolotti) di risollevare il relitto della Costa Concordia piegato su un fianco e portarlo via.

FONDALI DEL GIGLIO – «Abbiamo dato la nostra disponibilità anche per ripulire i fondali dell’isola – dice a FirenzePost l’ingegner Bartolotti – un lavoro di circa 2 anni. Ci sarà una gara entro breve. Se la vinceremo, siamo a disposizione, altrimenti con i contratti che abbiamo in diverse parti del mondo, il lavoro non ci mancherà certamente» aggiunge sorridendo. Tra gli impegni maggiori di chi opererà sui fondali ci sarà quello di smantellare in tutto o in parte il cantiere sottomarino che proprio il consorzio Titan-Micoperi ha realizzato: in particolare la piattaforma dove è stato possibile «appoggiare» lo scafo della nave, una volta raddrizzato, prima di poterlo far galleggiare nuovamente e consentire di trasportarlo nel porto di Genova per la demolizione. Verrà demolita totalmente? Ne resterà una parte? Prematuro ancora per dirlo.
PARBUCKLING – La cooperazione con Titan per il recupero della Concordia nasce quasi per caso nel 2012. «Non ci conoscevamo prima – ricorda Bartolotti – poi vennero da noi per offrirci di collaborare al progetto. Sul momento non ero troppo convinto». Lo convinsero i suoi tecnici e alcuni amici italiani che gli dissero: «Tutto il mondo ci guarda. Rischiamo di fare una figuraccia se non c’è una presenza italiana nel recupero della nave». E l’impresa partì. Cinque le fasi: stabilizzazione della nave, costruzione di un falso fondale e installazione di cassoni lato mare, «parbuckling» (raddrizzamento della nave), installazione di 15 cassoni lato terra e di 4 lato mare. Ultima fase: il rigalleggiamento. Durata oltre 2 anni. E ieri 27 luglio 2014, dopo 927 giorni dal tragico naufragio costato la vita a 33 persone, l’ormeggio al sicuro nel porto di Genova. Mai avuto il dubbio di non potercela fare? «Mai – risponde convinto l’ingegnere – e lo sa da quando ho avuto la certezza che tutto sarebbe andato bene? Dal momento che i miei ingegneri mi hanno detto di sì. Ho avuto fiducia in loro e ce l’abbiamo fatta».
DALLA CONCORDIA ALLA SCUOLA – Bartolotti è persona che non si ferma. Quale sarà il suo prossimo impegno dopo la Concordia? Può sembrare strano, ma è una sfida tutta personale, che non riguarda la Micoperi. Un progetto che l’ingegnere romagnolo segue da tempo e nel quale crede fermamente: la scuola.
«Da qualche tempo ho ‘adottato’ la scuola San Vincenzo di Ravenna, un istituto paritario cattolico dove sono accolti alunni da 2 a 14 anni. Da subito si comincia a insegnare inglese e spagnolo, da 3 anni anche il russo, tutti con insegnanti madre lingua». Non solo ma le multidiscipline non mancano: «la musica, fondamentale per la crescita – dice l’ingegnere – e lo sport: ad esempio il rugby che fa squadra, la vela che stimola la sensibilità, l’equitazione che sviluppa equilibrio e rapporto con l’animale».
RENZI – E nel cassetto ha un progetto per una riforma globale del sistema scolastico: una scuola da 4 a 21 anni, da cui uscire con almeno un master universitario e alcune lingue imparate come lingua-madre. «Difficile per chi esce da una formazione del genere non poter trovare lavoro, se ha davvero voglia di sacrificarsi e di realizzarsi» conclude l’ingegnere. Ne ha parlato con il premier Renzi proprio ieri a Genova, aspettando l’ormeggio della Concordia. La risposta è stata immediata: «Mi venga a trovare a Roma ingegnere. Ne parliamo. Mi interessa». E considerato l’interesse da sempre del presidente del consiglio per la scuola, non deve essere stata affatto una frase di circostanza.