Firenze: i sindacati chiedono la revoca della messa in mora per 3500 dipendenti comunali
FIRENZE – È l’ora che venga revocata la lettera di messa in mora inviata a quasi 3500 dipendenti del Comune di Firenze per la restituzione di indennità erroneamente percepite nel periodo 2003-2012. È quanto chiedono a gran voce i sindacati di base di Palazzo Vecchio. «Siamo ormai giunti a metà ottobre – dicono in una nota – e nonostante le tante dichiarazioni ed impegni assunti dall’Amministrazione Comunale (Dirigenti e Politici) resta sempre in essere la Determina del Comune di Firenze con la quale è previsto di procedere con decorrenza 1 Gennaio 2015 al recupero dei soldi delle indennità ai singoli lavoratori (quasi 3.500) percepite sulla base dei contratti ancora validi».
Il riferimento – precisa Stefano Cecchi dell’Usb Pubblico Impiego – è a dichiarazioni in questo senso sia dell’Assessore al personale Federico Gianassi che del direttore generale di Palazzo Vecchio Giacomo Parenti, che nei giorni scorsi si sarebbero mostrati possibilisti su questo aspetto. Dalle parole ai fatti, chiedono i sindacati, perché «noi non ci stiamo più alla logica della dilazione, perché i lavoratori non possono continuare a vivere nell’incertezza di subire ulteriori tagli e decurtazioni al proprio stipendio».
E qui l’affondo. «Esiste forse una occulta regia che impedisce agli attuali Dirigenti e Politici di andare oltre alle enunciazioni di principio e di procedere nelle forme e con gli atti conseguenti?». «I lavoratori e le lavoratrici del Comune di Firenze – prosegue la nota dell’Usb – ormai da quasi un anno non percepiscono più il salario accessorio, ed hanno subito nel passato triennio un gravissimo ed inaccettabile taglio salariale. E mentre accade questo continua a più non posso l’assunzione di personale a chiamata art. 90 e art. 110.
«Noi crediamo che ormai la misura sia colma – concludono i sindacati – che non si possa aspettare oltre, pensiamo che sarebbe importante rilanciare la mobilitazione unitaria e riportare la nostra giusta protesta sotto Palazzo Vecchio».
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