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Tasse, artigiani in ginocchio per Imu e Tasi: in 3 anni versati quasi 5 miliardi in più per negozi, capannoni e laboratori

Imprese artigiane toscane, crescono nonostante la crisi
Imprese artigiane, fra le più tartassate dal fisco

ROMA – Negli anni più duri della crisi economica la tassazione locale degli immobili delle aziende è cresciuta in modo esponenziale, e ha messo in ginocchio molti imprenditori. Lo sostiene uno studio dell’Osservatorio della Cna, la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media azienda. «Quattro miliardi e 900 milioni in soli 36 mesi: tanto è cresciuta la tassazione locale degli immobili produttivi delle imprese», si legge nel documento.

«Si tratta – dice la Cna – di un’enorme mole di denaro sottratta a investimenti ma è soprattutto grave l’escalation della pressione passata, negli anni più duri della crisi, dai 4,7 miliardi del 2011, quando era in vigore solo l’Ici, ai 9,6 miliardi di quest’anno, somma delle entrate di Imu e Tasi».

COMUNI PIU’ ESOSI – Ma quali sono i Comuni dove il fisco picchia più duro ? «Innanzitutto va tenuto conto – puntualizza lo studio della Confederazione degli artigiani e delle Pmi – che a innalzare la tassazione è, talvolta, l’elevato valore catastale degli immobili, che può andare addirittura al di sopra del valore di mercato: è il caso ad esempio di Firenze.

COMUNI MENO ESOSI – Viceversa, il Comune capoluogo meno esoso è Cuneo (1.012 euro), con alle spalle Udine (1.610) e Gorizia (1.628). Se si valuta, invece, l’incremento dell’ultimo triennio la classifica cambia: in testa balza Avellino (+117,1%), seguita da Reggio Calabria (+111,6%) e Genova (+101,7%). Mentre negli ultimi tre anni gli artigiani relativamente più fortunati sono stati quelli di Massa (con un decremento del 44,8%), Teramo (-11,6%) e Pistoia (-3,1%), con Mantova (-0,2%) gli unici ad aver visto diminuire l’importo richiesto.

LABORATORI – Ha sede invece a Napoli il laboratorio artigiano-tipo più «spremuto» d’Italia nel 2014: paga complessivamente – evidenza lo studio – 9.316 euro l’anno, davanti a Reggio Calabria (9.213) e Roma (9.013).

NEGOZI – Passando invece ai negozi (gli immobili a uso commerciale) nel 2014 l’imposta più salata è stata pagata a Firenze (7.363 euro), seguita da Cremona (5.998) e Sassari (5.850). La meno cara invece si versa a Sondrio (1.180 euro) Vicenza (1.382) e Cuneo (1.469).

Questo sistema potrebbe, però essere giunto al capolinea. «Per la tassazione locale sugli immobili – continua la Cna – martedì 16 dicembre sarà cruciale. Da un lato, il salasso sarà completato: è il termine ultimo per versare il saldo dell’Imu e della Tasi, che con la Tari, la tassa sullo smaltimento dei rifiuti urbani, formano il terzetto delle imposte comunali sugli immobili che prende il nome di Iuc. Dall’altro, lo stesso martedì 16 o il giorno dopo, potrebbe prendere corpo la riforma della tassazione comunale, da tempo annunciata dal Governo, con la nascita della Local Tax». Di certo le piccole imprese e le famiglie non potranno sopportare – conclude la Cna – un ulteriore aumento, in qualsiasi forma mascherato, della tassazione sugli immobili né la perdita dell’attuale deducibilità totale della Tasi versata su negozi, laboratori, capannoni».

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Domenico Coviello

Giornalista

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