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Vanessa Marzullo e Greta Ramelli liberate e rientrate in Italia. Ma è polemica: si parla di un riscatto di 12 milioni di dollari

Greta Ramelli e Vanessa Marzullo
Greta Ramelli e Vanessa Marzullo

ROMA – “Greta Ramelli e Vanessa Marzullo sono libere”. Lo si leggeva in un twitter di Palazzo Chigi. Le due cooperanti sono già rientrate in Italia e opra verranno ascoltate dai magistrati romani. Ma la stampa araba parlano di in riscatto di 12 milioni di dollari smentito però da fonti del governo italiano. Riguardo invece a un altro italiano rapito in Siria (il 29 luglio 2013), ossia il sacerdote Paolo Dall’Oglio, 60 anni, nello stesso twitter si dice che è vivo ma si troverebbe nelle prigioni dello stato islamico a Rakka.

VOCI – Avevano cominciato a circolare nel pomeriggio sul web e i social network voci sulla liberazione delle due ragazze italiane rapite in Siria, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo. Dopo una primo no comment della Farnesina, la conferma di Palazzo Chigi. Un tweet di un canale della rete televisiva Al Jazira sosteneva che le due giovani italiane rapite nel nord della Siria a fine luglio erano state liberate dall’ala siriana di Al Qaida: “Il fronte Al-Nusra libera le due donne italiane trattenute da inizio del mese ad Aleppo, in Siria”, era scritto nel tweet di Al Jazira Mubasher (@almubasher). Il Fronte Jabhat al-Nusra ha rilasciato Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, si leggeva anche su un account Twitter vicino ai ribelli anti-Assad. La notizia era stata riferita anche dalla rete Shaam News, vicina all’opposizione

LA VICENDA – Era il 31 luglio quando si persero le tracce di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, rapite in Siria ad Alabsmo, vicino ad Aleppo. Le due volontarie lombarde avevano fondato il Progetto Horryaty ed erano entrate tre giorni prima in Siria da Atma, a pochi chilometri di distanza dal campo profughi omonimo. Originarie una di Brembate, nel bergamasco, e l’altra di Besozzo, in provincia di Varese, Vanessa Marzullo e Greta Ramelli erano al loro secondo viaggio in Siria in poco meno quattro mesi: a marzo, la prima tappa del ‘progetto Horryaty’, le aveva portate a compiere un sopralluogo per capire il da farsi. Marzullo, 21 anni, studia mediazione linguistica e culturale all’Universita’ di Milano, dove ha cominciato a imparare l’arabo oltre all’inglese. Sulla sua pagina Facebook racconta la guerra, mette foto di bombe e bimbi dilaniati, descrive la sua esperienza in Siria: l’ultimo ‘post’ risale al 16 luglio scorso. Il 20 settembre la notizia, mai confermata, che sarebbero state vendute due volte ad altri gruppi ma senza finire finite nelle mani degli jihadisti sunniti dello Stato Islamico (Isis). La notizia veniva dal quotidiano libanese ‘Al-Akhbar’ (anti-israeliano e considerato vicino alle milizie sciite di Hezbollah), che ricostruisce come le due giovani siano state attirate con l’ingano nella “casa del capo del Consiglio rivoluzionario di Alabsmo” con il giornalista de Il Foglio, Danielere Ranieri, che riusci’ a scappare. Il 31 dicembre scorso, in un video di 23 secondi pubblicato su YouTube, le due volontarie supplicavano il governo italiano: “Siamo Greta Ramelli e Vanessa Marzullo. Supplichiamo il nostro governo e i loro mediatori di riportarci a casa prima di Natale. Siamo in grande pericolo e possiamo essere uccise. I nostro governo ed i mediatori sono responsabili delle nostre vite”. Poche ore dopo la diffusione del video, il ramo siriano di al Qaeda, al Nursa, aveva confermato di tenere in ostaggio le due ragazze.

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