Ucraina: Merkel e Hollande ottengono il cessate il fuoco (ma l’Italia a quel tavolo non c’era…)
MINSK (BIELORUSSIA) – Una maratona notturna di colloqui senza sosta a Minsk, capitale della Bielorussia, nel corso della quale non sono mancati duri scontri, sembra aver avviato a risoluzione la crisi in Ucraina, aprendo la strada a un dialogo più proficuo fra le parti per evitare una prospettiva di guerra vera e propria e promuovere una road map verso la pace.
Oggi 12 febbraio il capo del Cremlino Vladimir Putin, il presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko, il cancelliere della Germania Angela Merkel e il presidente della Francia François Hollande hanno trovato un accordo, dopo 16 ore di fitte discussioni: è previsto un cessate il fuoco a partire da domenica 15 febbraio (scatterà alla mezzanotte di sabato 14) nelle zone sud-orientali dell’Ucraina dove infuriano da mesi i combattimenti fra governativi dell’esercito di Kiev (il governo ucraino gode dell’appoggio politico di Unione europea e Stati Uniti) e ribelli separatisti filo-russi (sostenuti da Mosca). Almeno 5 mila persone, militari e civili, sono state uccise in Ucraina dall’inizio del conflitto, a metà aprile 2014, secondo l’ultimo bilancio dell’Onu, reso noto nel gennaio scorso.
Il rischio di una guerra di vaste proporzioni alle porte dell’Europa si era affacciato sempre di più negli ultimi giorni, con l’ultimo, durissimo, botta e risposta fra gli Stati Uniti e la Russia. «Mosca vìola tutti gli accordi, se la soluzione diplomatica fallisce siamo pronti a inviare armi a Kiev» era stato il monito del presidente Usa, Barack Obama. «Non accettiamo nessun ultimatum» aveva avvertito di rimando il presidente russo Vladimir Putin, facendo chiarire alla diplomazia russa che non si sarebbe potuta escludere a quel punto «un’escalation del conflitto».
Finché non sarà raggiunta una tregua completa tutte le parti dovrebbero mostrare «moderazione» ed evitare «spargimenti di sangue inutili», ha detto invece oggi Putin annunciando l’intesa. Al vertice, ha aggiunto il presidente russo, è stato concordato anche il ritiro delle armi pesanti dalla linea del fronte. Tutti i prigionieri di guerra del conflitto nel Donbass (la regione sud-orientale dell’Ucraina dove ha sede il bacino del fiume Donec, affluente del Don) saranno liberati «entro 19 giorni» secondo una «formula tutti per tutti», ha aggiunto il presidente ucraino Petro Poroshenko.
François Hollande ha confermato che è stato raggiunto un accordo globale sul cessate il fuoco e un accordo politico sulla crisi in Ucraina. «Tutte le questioni sono state trattate attraverso un testo che è stato firmato dal gruppo di contatto e dai separatisti», ha dichiarato. «Abbiamo un segnale di speranza – ha affermato la cancelliera Angela Merkel – Ma naturalmente passi concreti devono essere fatti. E ci sono ancora grandi ostacoli davanti a noi».
Alla fine delle 16 ore di negoziato, questa mattina, Merkel, Hollande e Poroshenko hanno lasciato il palazzo dell’Indipendenza di Minsk per volare a Bruxelles, dove è in programma nel pomeriggio di oggi un vertice dei leader europei. Appena arrivato nella «capitale» d’Europa, il premier italiano Matteo Renzi – escluso dai negoziati così come Federica Mogherini, da lui fortemente voluta nel ruolo di Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri – ha esclamato: «È un passo avanti importante, per quello che abbiamo letto come un ottimo risultato. Ora – ha aggiunto – aspettiamo che arrivino Angela e François». Quasi fosse merito suo. Ai tempi di Berlusconi queste vicende venivano lette come un affronto al nostro Paese.
Pierluigi
La figura che ha fatto il ministro(a) degli esteri della comunità europea
potrebbe essere evidenziata dal famoso spot di Emilio Fede che spesso vediamo a striscia la notizia…………..
E la soluzione della vicenda dei marò in India dove la mettiamo?
Siamo gli avanzi dell’otto settembre 1943: semplicemente penosi