Eutanasia, l’Associazione dei medici cattolici: c’è differenza fra dare la morte e consentire di morire

FIRENZE – Il significato letterale di eutanasia è quello di buona morte. Un dibattito sull’eutanasia è comparso negli ultimi decenni del XX secolo, principalmente per il perfezionamento delle macchine con cui si può tenere in vita un morente per tempi lunghissimi e per l’allungamento della vita. Lo scontro etico-giuridico si è delineato tra coloro che ritengono che la fine della vita umana sia un evento sul quale l’uomo può influire e chi ritiene invece che la vita umana sia un valore inviolabile. Anche nel nostro paese si è aperto da tempo un dibattito sulla questione, ed è stato più volte richiesto l’intervento del Parlamento per legiferare sulla materia, ma ancora non se ne è fatto di nulla. Troppo delicato il tema dal punto di vista civile, religioso e morale per poter decidere a cuor leggero.
MEDICI – L’Associazione dei medici cattolici è intervenuta proprio oggi sull’argomento. Il presidente dell’Associazione Filippo Maria Boscia ha diffuso una nota nella quale ha affermato: «La Carta degli Operatori sanitari sottolinea che c’e’ radicale differenza tra ‘dare la morte’ e ‘consentire il morire’: il primo è atto soppressivo della vita, il secondo accetta la vita fino alla morte». Il “drammatico appello” che i medici cattolici rivolgono a tutti gli operatori sanitari e’ quello “della più grande competenza e l’attenzione a testimoniare la fedeltà affettiva senza riserve. Attenzione quindi alle varie forme di abbandono”. “Oltre le cure mediche – sostiene Boscia – l’ammalato ha bisogno di amore, calore umano, comprensione e vicinanza da parte di tutti coloro che possono circondarlo di ‘care’, di attenzioni e che sono i medici, gli infermieri, i genitori, i figli, cioè tutti coloro che gli sono vicini nel momento piu’ critico della sua vita”.
“Secondo la bioetica personalistica – dice tra l’altro Boscia – morire con dignità umana e cristiana è un diritto reale e legittimo che il personale sanitario è chiamato a salvaguardare, curando il morente, accettando anche il naturale compimento della vita”.
La dichiarazione dell’Associazione è stata diffusa dopo che ieri il cardinale di Firenze Giuseppe Betori, nell’omelia per la Giornata diocesana del Malato, si era espresso su questo tema affermando: «La trasfigurazione di Gesù, svelando la dimensione sacra del corpo, della persona, si oppone alla negazione del suo valore, come quando non si rispetta l’indisponibilità della vita umana, ed è quanto si cerca di imporre alla nostra società: basta leggere l’ossessiva campagna a favore dell’eutanasia scatenatasi in città in questi giorni». Aggiungendo un netto «No alla cultura dello scarto».
