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Elezioni Regionali 2015: prima battuta d’arresto per Renzi che perde la Liguria. In Toscana vince l’astensione. Per Rossi conferma e strada in salita

Matteo Renzi
Matteo Renzi

ROMA – È finita 5 a 2, ma ha vinto il partito dell’astensione, che raggiunge quasi il 50%. E il dato è assai preoccupante in Toscana, dove ha votato appena il 48′ dell’elettorato. Enrico Rossi è di nuovo governatore, ma era scontato. Frammentario e diviso il centrodestra, dove solo la Lega è cresciuta. Il Movimento 5 stelle ha ottenuto un buon risultato ma senza sfondare. Forza Italia è scesa parecchio, ma ha evitato il completo tracollo anche grazie al lavoro svolto da Stefano Mugnai.

Il centrosinistra conquista la Campania (con l’incognita della possibile applicazione della legge Severino a Vincenzo De Luca, trionfatore, nonostante tutto) e conserva, appunto, Toscana, Umbria, Puglia e Marche,  il centrodestra con Toti conquista la Liguria, dove il Pd si presentava diviso, mentre la Lega Nord mantiene saldamente il veneto, dove Luca Zaia ha doppiato Alessandra Moretti.

RENZI – Si tratta senza dubbio della prima battuta d’arresto per Matteo Renzi da quando ha conquistato prima la guida del partito, poi Palazzo Chigi e quindi il 40,8% alle Europee. Se si votasse oggi per le politiche, il Pd non vincerebbe al primo turno. E andrebbe al ballottaggio da favorito, ma senza grandi riserve di voti a cui attingere. In Campania, ad esempio, raggiunge il 20,08% contro il 18 abbondante di Forza Italia e del M5S, nel Veneto arriva al 16,8%, preceduto dalla Lista Zaia e dalla Lega, in Umbria resta al 36,4, in Liguria scende al 25,5, in Toscana si conferma partito egemone col 46,7%, nelle Marche è al 35,4%, in Puglia, con varie liste, arriva al 40% dei voti.

PD – Il Pd ha subito un arretramento notevole in  Umbria, rimasta per poco alla sinistra,  accusa una sconfitta durissima in Liguria, dove i fuoriusciti del Pd fanno perdere la Paita. In Veneto registra il flop della candidata renziana Moretti.

ALTRI PARTITI – I 5 Stelle sono al 22% in Liguria, al 19% nelle Marche, al 18% in Campania, al 16% in Puglia, al 15% in Toscana, al 14% in Umbria e al 10% in Veneto.  La Lega ha il 17% in Veneto, il 20% in Liguria, in Toscana è al 16%, in Umbria al 14%, nelle Marche al 13%. Salvini è invece solo al 2% in Puglia (in Campania la lista non c’era).  Forza Italia in Campania è al 18%, in Liguria intorno al 13%, in Puglia poco sopra il 10%. Risultato a una cifra invece in Veneto, dove crolla al 5,7%, e in Umbria, Toscana e Marche. Fratelli d’Italia supera il 6% in Umbria e Marche, sfiorando il 5% in Campania.

M5S – Un successo innegabile quello dei grillini, che sono ovunque al secondo o terzo posto. Il M5S ha beneficiato senza dubbio del voto di coloro che sono indignati più che rassegnati, e non si riconoscono più nei partiti.

CENTRODESTRA – Il centrodestra va meno peggio di quanto si pensasse. La Lega Nord avanza in regioni dove in passato non era presente o quasi (Toscana, Marche) ed è diventato il primo partito dell’area. Forza Italia arretra ma vince in Liguria, dove il centrodestra si presentava unito, e in Umbria il suo candidato ha tenuto testa per lungo tempo a Katiuscia Marini, alla fine riconfermata.

GOVERNO – Renzi, se vuole continuare a governare senza difficoltà, dovrà innanzitutto ricucire con la minoranza interna, che ha ancora un seguito nel Paese, in particolare là dove la sinistra è radicata, e può creargli serie difficoltà quando, come in Liguria, si contrappone al segretario. Senza dimenticare che in Toscana ha vinto il candidato Pd, Enrico Rossi, che non si può considerare proprio un renziano doc, anzi è vicino all’ala bersaniana. Probabilmente ha giocato contro il premier anche l’insoddisfazione di alcune categorie: i dipendenti pubblici, i sindacati, gli insegnanti,  i pensionati che si ritengono sacrificati dall’azione del governo.  Una buona parte dell’elettorato e degli italiani rimprovera al premier di non aver ancora inciso sulle vere palle al piede dell’Italia: l’evasione fiscale, l’economia illegale e criminale, l’illegalità diffusa, i costi della politica. Lo ha dimostrato con il voto di protesta e con l’altissima astensione (quasi metà degli italiani non è andata al voto). Un’astensione e una protesta diffusa che conferma anche, indirettamente, che gli italiani vogliono anche una riforma profonda delle regioni, che ormai sono diventati carrozzoni costosi, centri di spesa improduttiva e non adempiono a quella funzione di decentramento che la Costituzione prevedeva.

LEZIONE – Si tratta di una lezione salutare, gli elettori  hanno fatto capire a Renzi, anche attraverso l’astensione massiccia in Toscana, che il suo giocattolo può anche rompersi, che l’onnipotenza dimostrata, il non rispetto delle sentenze della Corte costituzionale, le furbizie non pagano a lungo. Il premier dovrà cambiare e venire incontro ai delusi dalla politica, parlare di più con i cittadini, e ascoltarli. Se vuole davvero durare, come spera, fino al 2018.

elezioni, pd, renzi


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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