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Immigrazione, registrazioni incomplete: incredibile, l’Ue avvia la procedura d’infrazione contro Italia, Grecia, Malta e Croazia

Refugees wait to enter Croatia at the Serba-Croatia border town of Berkasovo, Serbia, 25 September 2015. Croatia and Serbia were trading tit-for-tat measures 24 September escalating their row over who is responsible for channeling tens of thousands of refugees which way across the Balkans, with Croatia banning all Serbian vehicles from entering its soil. Serbia's border with Croatia has become the latest flashpoint in Europe's refugee crisis as migrants sought alternative routes to Western Europe after Hungary slammed its doors shut. Hungary on 15 September sealed the last gap in the barricade along its border with Serbia, closing the passage to thousands of refugees and migrants still waiting on the other side and some groups decided to pass over Croatia.  ANSA/ANTONIO BAT

BRUXELLES – La Commissione Ue – come preannunciato –  ha aperto effettivamente una procedura di infrazione contro l’Italia, accusata di aver violato le regole comunitarie e non aver registrato completamente, e accuratamente, i migranti sbarcato sulle coste nazionali. L’istruzione del fascicolo era cominciata a fine agosto, quando la Commissione aveva scritto al governo Renzi per chiedere lumi sui 63 mila migranti che le risultavano svaniti nel nulla. Secondo le rilevazioni di Bruxelles, nei primi sette mesi dell’anno erano entrati in Italia 92 mila profughi e solo 30 mila circa erano stati censiti a dovere, con l’identificazione e la presa delle impronte. Il contestato Regolamento di Dublino prevede che sia il paese di prima accoglienza a dover occuparsi della registrazione di chi arriva, anche se – ovviamente – questi cerca l’Europa e non l’Italia.

VIOLAZIONE – La violazione, contestata anche a Croazia, Grecia e Malta, – riguarderebbe il regolamento 604 del 2013, che stabilisce «i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l’esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un paese terzo o da un apolide». L’Italia è responsabile per il trattamento di chi salva in mare e i nostri controllori non avrebbero fatto sino in fondo il loro dovere. Da Roma sono arrivate più spiegazioni del caso eil Capo della Polizia Pansa ha scritto diverse lettere per contestare i numeri della Commissione. Niente da fare. Sinché non si cambia, la legge prevede che tutti i migranti in arrivo debbano essere «processati» allo stesso modo dallo stato di prima accoglienza.

POLEMICHE – Si rasenta il ridicolo, come spesso accade per le procedure dei burocrati comunitari. Mentre infuria la polemica sulla redistribuzione che non si riesce a fare e sui centri di accoglienza “hotspot”, la messa sotto accusa dei paesi mediterranei sottoposti a un flusso di rifugiato senza precedenti, innescherà proteste giustificate dalle capitali in questione. Potrebbe addirittura trasformarsi un boomerang per l’Unione che colpisce proprio gli stati che, in prima persona, hanno sofferto di più. «Accetto l’argomento che i regolamenti vadano cambiati – afferma una fonte Ue -, ma sino a che non succede è dovere di tutti applicarli e assicurarsi che siano rispettati». E questa risposta la dice lunga sulla filosofia che domina a Bruxelles.

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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