Ministeri e Regioni: la legge di stabilità 2016 impone limitazioni di spesa fino al 2018. La pacchia è finita
ROMA – Tramontata l’epoca dei Commissari per la spending review, anche se Yoram Gutgeld è ancora in carica, la sfida per la riduzione della spesa pubblica – soprattutto per Ministeri e Regioni – si baserà, a partire dal 2016, anche sulla centralizzazione degli acquisti.
REGIONI – Già da quest’anno infatti i governatori sono chiamati a realizzare risparmi attraverso il sistema imperniato su sole 34 stazioni appaltanti per la gestione delle forniture, senza il vincolo di raggiungere cifre prestabilite. Dall`anno successivo lo scenario cambierà ancora e il risparmio verrà finalmente quantificato: le Regioni dovranno contribuire alla “spending” con non meno di 480 milioni.
MINISTERI – Ma anche i ministeri dovranno fare sempre più la loro parte. L`ultima legge di stabilità ha fatto scattare un intervento strutturale che dovrebbe garantire una minor spesa di 103,1 milioni per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018. I dicasteri dovranno quindi assicurare quasi la metà dei risparmi attesi per il 2016 in conseguenza del rafforzamento della centralizzazione degli acquisti della Pa ( in tutto 216,4 milioni).
TABELLA – Come risulta dalla tabella ripresa dal Sole24Ore il contributo maggiore arriverà dal ministero dell`Istruzione e dell`Università (28,1 milioni), seguito da quelli della Giustizia (20,2 milioni), dell`Interno (18,6 milioni) e della Difesa (13,9). La stretta più soft scatta per il ministero dello Sviluppo economico (0,2 milioni). Alle convenzioni viene imposto un limite minimo di prezzo: che deve essere inferiore almeno del 10% (per alcune categorie merceologiche del 3%) rispetto ai migliori corrispettivi indicati nelle convenzioni e negli accordi relativi al metodo Consip. Che viene esteso anche ai lavori di manutenzione. La manovra estende il dispositivo di centralizzazione degli acquisti a enti di previdenza, agenzie fiscali, a tutte le stazioni appaltanti e agli enti locali.
Speriamo che questi accorgimenti servano a qualcosa, perché tutto quello che si è tentato finora è stato quasi inutile, mentre la spesa pubblica aumenta sempre a dismisura.