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Camere o case in affitto: tante offerte, ma molte strutture non sono registrate

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Su Airbnb, fino a qualche giorno fa, c’erano oltre 20mila annunci per pernottare a Roma, ma al Comune risultavano solo 8600 attività ricettive extra-alberghiere. Significa che ci sono almeno 13.400 fantasmi, che si muovono nel vuoto normativo. Lo stesso in altre città. A Torino, a fronte di 2446 sistemazioni pubblicate sul portale, appena 341 strutture (13%) hanno presentato la documentazione di inizio attività. A Firenze Airbnb ha appena firmato un accordo con il Comune impegnandosi a versare la tassa di soggiorno. Qui gli annunci sono 7497, ma i bed and breakfast e gli affittacamere registrati non raggiungono i mille. Stessa musica a Napoli con 2432 offerte ma solo 630 attività censite dal Comune. A Milano 12841 inserzioni e solo 515 negli elenchi del Comune (4%) nell’anno di Expo. Tra le principali destinazioni turistiche si salvano solo Venezia e Verona.

Sempre più persone o strutture (190 mila nel 2015) offrono una camera o una casa in affitto, ma quelle alla luce del sole sono molte meno. A fine 2014 l’Istat censiva 117mila strutture tra B&B, affittacamere e agriturismi. Secondo una stima di Federalberghi le presenze riferite all’anno 2014 in alloggi privati non registrati in Italia sono state 73,8 milioni. Si valutano introiti per 2,4 miliardi di euro e di un’evasione fiscale superiore ai 110 milioni. A cui vanno aggiunti 57 milioni di tasse di soggiorno non versate. Gli albergatori lamentano concorrenza sleale: «Siamo di fronte a una diffusa alterazione delle regole che danneggia tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza».

Airbnb però traccia ogni pagamento rilasciando ricevuta regolare che ogni utente host deve poi riportare nella propria dichiarazione dei redditi. E avverte gli host: «Sei responsabile della gestione delle tue tasse e degli eventuali obblighi fiscali».

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