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I 150 anni dei rapporti tra Italia e Giappone

La collezione dei gioielli de’ Medici al Metropolitan museum di Tokio

I 150 anni dei rapporti culturali e di amicizia tra Italia e Giappone
I 150 anni dei rapporti culturali e di amicizia tra Italia e Giappone

ROMA – Si celebrano quest’anno i 150 anni da quando, nel lontano 25 aprile 1866, fu firmato il trattato di amicizia tra Italia e Giappone. L’incontro tra i due paesi avvenne a pochi anni dalla formazione del Regno d’Italia, quando capitale del nuovo regno era proprio Firenze. Contemporaneamente, in quegli anni, il Giappone vedeva la restaurazione della dinastia Meji. Due giovani stati che si cimentavano nell’impresa di creare nazioni unitarie e di promuovere un rinnovamento dell’economia attraverso il sostegno all’industrializzazione.

Dal 10 aprile al TokyoMetropolitan Teien Art Museum è esposta la collezione dei gioielli dei Medici, e successivamente, dal 13 luglio, toccherà alla mostra sull’Arte Rinascimentale a Venezia, con i capolavori delle Gallerie dell’Accademia. A presenziare all’incontro con la comunità giapponese all’Ambasciata italiana, il ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale Paolo Gentiloni,presente in Giappone per l’incontro del G7 di Hiroshima. “Stiamo entrandonel vivo delle celebrazioni del 150esimo”, ha spiegato l’Ambasciatore Domenico Giorgi nel corso della presentazione, “grandi eventi hanno avuto luogo e adesso ci aspettano quelliancora più importanti da qui a novembre, sempre nell’ambito della cultura artistica che è il cuore del nostro rapporto”.

Nella mostra dei Medici, ospitata nella residenza degli Asaka, sono esposti vasi, gemme, cammei, gioielli e numerosi altri oggetti artistici provenienti dalle collezioni dei Medici conservate presso il Museo degli Argenti di Palazzo Pitti. Tra le circa 30 opere esposte anche il Ritratto di Maria de’ Medici realizzato dal Bronzino. È l’arte dunque l’elemento che sembra unire a distanza di così tanto tempo e a dispetto dei migliaia di chilometri che separano i due paesi, delle culture apparentemente differenti nonché di ben due conflitti mondiali. Ma la passione per il Sollevanti, come si anche soliti dire, incantò più volte gli europei, e anche i giapponesi, e ancor più i Toscani. Già nel 1500, verso la metà Francesco Carletti, un mercante fiorentino che si trovava a navigare nei mari dell’Estremo Oriente, narrò del Giappone con stupore, curiosità e anche con una certa inquietudine per le bizzarre usanze dei Giapponesi. Ai primi del Novecento Giacomo Puccini, il compositore di Torre del Lago, scrisse una delle sue più belle opere, la Madama Butterfly, evocando un Giappone tenero e al tempo stesso eroico, assolutamente in linea con le mode del momento e non ultimo il fiorentinissimo Fosco Maraini, padre della scrittrice Dacia Maraini, uno dei primi grandi conoscitori del Giappone, in Italia e nel mondo, vi trascorse molti anni della sua vita a cavallo della Seconda Guerra Mondiale. Al Giappone dedicò uno dei suoi libri più belli: «Ore Giapponesi». Un omaggio ad un luogo amato e che non volle e non seppe mai dimenticare.

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