
Poste in retromarcia: i piccoli comuni manterranno gli sportelli, dopo le tante sentenze dei Tar

ROMA – I cittadini e i sindaci hanno vinto, per ora, la battaglia contro il piano di tagli degli uffici minori programmato e in parte attuato da Poste Italiane. Che ha deciso di congelare il piano industriale approvato dall’Agcom che prevedeva, in cinque anni, la chiusura di 455 uffici considerati «non economici» e la riduzione degli orari per altri 609.
TAR – Una retromarcia dovuta alla raffica di sentenze dei Tar che negli ultimi mesi hanno accolto le istanze dei Comuni interessati dalla sforbiciata. Quasi sempre con la stessa argomentazione: Poste Italiane non è un’azienda privata come le altre, offre un servizio pubblico e come tale deve mitigare ragioni economiche e di servizio. Si pensi ai paesini di montagna o difficilmente raggiungibili, che senza un ufficio postale rischierebbero di essere ancora più isolati.
TOSCANA – L’ultima bocciatura è arrivata dal Tar Toscana che ha accolto il ricorso del Comune di Zeri (Massa Carrara), bloccando la riduzione da 6 a 3 mattine dell’apertura dell’ufficio postale. Ma prima c’erano state decisioni identiche per Olevano di Lomellina (Lombardia), Mutignano (Abruzzo) e 57 piccoli comuni toscani. Secondo i giudici il servizio postale è un diritto non comprimibile per ragioni economiche dell’azienda.
POSTE – L’azienda pubblica dunque fa retromarcia e spiega che «non ci sono Poste senza posta. Il nostro è e deve restare un servizio di prossimità al cittadino. Quindi valuteremo caso per caso». Il che si risolverà probabilmente in uno stop delle chiusure e in una trattativa con i sindaci sulla rimodulazione degli orari. La riduzione in un ufficio in cambio del potenziamento di un altro è una modalità di discussione più accettabile per le comunità locali. E anche l’Anci apprezza.
