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Brexit: un pessimo affare per l’Europa, ma soprattutto per Italia e Germania

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LONDRA – La Brexit, ovvero l’uscita del Regno Unito dal blocco europeo, avrà infatti un impatto fortissimo sull’economia inglese. Ed i contraccolpi si faranno sentire anche nel resto d’Europa, Italia compresa.

INGHILTERRA – Secondo l’Ocse, infatti, la Brexit produrrà un forte calo del Pil inglese per diversi anni. Nel migliore dei casi si prevede un impatto negativo pari a 2,7 punti entro il 2030, con un costo di 2200 sterline l’anno a famiglia ma si potrebbe anche arrivare a 7,5 punti in meno, con un costo di 5000 sterline/anno a famiglia. Leggermente più basse (-6%) le previsioni del Tesoro britannico che indica un costo di 4300 sterline a famiglia per 15 anni. Il Cancelliere dello scacchiere Osborne ha parlato esplicitamente di «danni permanenti», col «rischio concreto» di aumento delle tasse e pesanti tagli alle spese.

Ma non sarebbe soltanto l’Inghilterra coinvolta da conseguenze estremamente negative. A parte l’effetto emulazione che potrebbe indurre altri Paesi a promuovere al loro interno simili referendum, con il conseguente sgretooamento dell’unione europea, il rischio-Brexit porta ovviamente con se anche un rischio-Europa.

GERMANIA – Infatti a soffrire sarebbe innanzitutto l’euro, che sconterebbe il rischio di ulteriore disgregazione della casa comune. Ci sarebbe un’impennata degli spread con contraccolpi sui Paesi periferici e sul loro debito. Quanto al Pil, anche se c’è chi fa previsioni di segno opposto per effetto del travaso di capitali in fuga da Londra, nella zona euro potrebbe calare tra lo 0,1 e lo 0,4%, con proporzioni differenti a seconda dell’intensità delle relazioni col mercato inglese. Ad esempio la Germania potrebbe arrivare a bruciare 58 miliardi di Pil, ovvero 700 euro pro-capite.

ITALIA – E l’Italia? Anche per noi il conto sarebbe salato. A cominciare dal miliardo e 400 milioni di euro che dovremmo versare in più a Bruxelles per compensare proquota il «buco» prodotto da Londra. Poi dovremmo fare i conti col rischio euro ed il caro-tassi e soprattutto avremmo problemi di export, mentre oggi grazie a fashion, alimentare e meccanica registriamo ben 12 miliardi di attivo commerciale con Londra. E infine c’è il lavoro: a oggi ben 86 mila italiani hanno un datore di lavoro britannico. E anche per loro la Brexit si potrebbe rivelare un pessimo affare.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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