Riforma del catasto: Unimpresa plaude al rinvio alla prossima legislatura annunciato dal governo
ROMA – Tutte le simulazioni effettuate, ai tempi del governo Renzi, sull’incidenza della riforma del catasto sulle tasse che colpiscono i proprietari d’immobili, già abbastanza penalizzati, davano un aumento delle imposizioni molto rilevante, tale da avere pesanti riflessi su un mercato già in crisi. Anche per questo la riforma, chiesta dalla Ue, dovrebbe slittare alla prossima legislatura. Troppo pericoloso farlo in vista delle prossime elezioni.
La conferma è venuta dal vice ministro dell’Economia Enrico Morando il quale, parlando recentemente al Workshop Ambrosetti a Cernobbio, ha spiegato che quella del catasto «è una riforma che va promessa in campagna elettorale e se si vincono le elezioni va realizzata nel primo anno di governo per dimostrare che non ci sarà un aumento della pressione fiscale. Quello che possiamo fare ora – ha aggiunto – è rinnovare la delega che andrà esercitata dopo le elezioni».
«Evitata una stangata fiscale sulle famiglie e una botta ai consumi. Accogliamo con favore e pure con un sospiro di sollievo il rinvio alla riforma del catasto che sembrava dover arrivare insieme col Documento di economia e finanza. Per la revisione degli estimi, nelle intenzioni della riforma, si parlava di saldo zero e gettito invariato, ma il passaggio dai metri quadri ai vani cosi come l’adeguamento ai valori di mercato avrebbe comportato una sicura impennata del prelievo tributario a carico dei cittadini e delle imprese». Così il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci, commenta la decisone del governo di Paolo Gentiloni.
Secondo Pucci «una pausa di riflessione è più che opportuna. Qualsiasi intervento in campo fiscale, d’ora in poi, va inquadrato in una logica ampia e di riforma complessiva del sistema tributario italiano; continuare ad agire con misure verticali ed estemporanee non fa che produrre incertezza e rendere la programmazione, sia per i cittadini sia per gli imprenditori, una missione impossibile. Abbiamo bisogno di un fisco più equo, semplice e più duraturo: la certezza del diritto, specie se si tratta di tasse, è imprescindibile. Purtroppo – aggiunge il vicepresidente di Unimpresa – la leva fiscale è stata usata, specie negli ultimi anni, per fini elettorali e di breve respiro, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Basta fare l’esempio del bonus da 80 euro, concesso a pioggia e senza tenere conto del quoziente familiare: hanno ricevuto denaro dallo Stato anche famiglie che non ne avevano bisogno, mentre sono rimaste a bocca asciutta enormi fette della popolazione indigenti o comunque in difficoltà».