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Statali: parte il lavoro agile, svolto da casa con mezzi telematici. Si punta a coinvolgere 300.000 lavoratori

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ROMA – Se un dipendente pubblico farà richiesta per lavorare da casa per un certo numero di giorni a settimana l’amministrazione dovrà di norma rispondere con un sì. Una rivoluzione per lo statale tipo che scatta in questi giorni per arrivare entro il 2018 a contare almeno un 10% dei travet in smartworking, corrispondente in teoria a una platea di 330 mila lavoratori.

«Non contano solo le ore lavorate, la cosa importante sono i risultati», spiega la ministra della P.A, Marianna Madia, presentando in via ufficiale la direttiva sul lavoro agile e ricordando che è l’ultimo giorno per aderire al bando con risorse europee a sostegno della sperimentazione.

Il dipartimento delle Pari opportunità è parte attiva del piano. La sottosegretaria Maria Elena Boschi, che ha la delega in materia, in conferenza stampa a palazzo Chigi insieme a Madia, sottolinea come le novità siano rivolte soprattutto alle donne ma si augura che anche gli uomini possano farvi ricorso, che si tratti di scelte di coppia, superando così alcuni stereotipi. Di certo per Boschi la P.A si candida a fare da pioniera: aprirà, in modo convinto, la strada al lavoro agile nel Paese, prendendo anche spunto da quello che accade in alcune particolari realtà del privato. E la sfida, avverte, sta nel dimostrare come tutto ciò vada anche a vantaggio della qualità dei servizi offerti ai cittadini.

Sulla stessa linea Madia: «ci siamo mossi guardando ai casi di Eni, Enel, Fs, Barilla» e a regime ci si aspettano risparmi. E anche un impatto sulle perfomance, sulla produttività. Il tutto sarà quindi oggetto di un monitoraggio, tenendo fermo un punto: il ricorso allo smartworking non deve pregiudicare il riconoscimento professionale e le progressioni di carriera. Per sostenere l”avvio di progetti pilota si mettono a disposizione 5,5 milioni di euro, le amministrazioni interessate hanno tempo fino ad oggi. Ma alcune iniziative di lavoro agile sono già in corso, dal comune di Bergamo alla presidenza del Consiglio, che per ora dà la possibilità di sbrigare il lavoro fuori dall’ufficio per 5 giorni al mese. Al centro, sottolinea Madia, c’è la tecnologia che permetterà di collegarsi da casa o da qualsiasi altra parte.

Si tratta di un esperimento interessante, contestato fin dall’inizio dalla dirigenza statale, ma promosso da due ministre che di lavoro se ne intendono sicuramente.


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Ezzelino da Montepulico


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