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Migranti: Spagna e Francia chiuderanno i loro porti. Perché l’Italia (con Malta) deve tenerli aperti?

Profg

BRUXELLES – Dopo gli entusiasmi (relativi) suscitati dal tiepido appoggio dei ministri dell’interno francese e tedesco alla posizione dell’Italia in tema di migranti, secondo fonti comunitarie e dell’Ansa arriva dalla capitale belga una doccia gelata. Si, perché Parigi e Madrid hanno detto no alla richiesta italiana di aprire i loro porti ai migranti salvati nelle acque internazionali dalle navi mercantili e da quelle delle Ong. Secondo quanto risulta da fonti di Bruxelles, la questione sarà affrontata nuovamente giovedì al Consiglio Affari Interni di Tallin, ma già fin d’ora sarebbe emersa la resistenza francese e spagnola. Gli sbarchi continuerebbero dunque ad avvenire solo sulle coste italiane. Ma perché Gentiloni e Minniti non protestano? Qual è il motivo per il quale il governo italiano non si allinea alle scelte responsabili di Madrid e Parigi?

E’ magra la soddisfazione per l’Italia per essere riuscita a strappare il via libera dai governi di Parigi e Berlino, oltre che dalla Commissione, per stilare un codice di condotta per le Ong. Che sarà definito dall’Italia e poi battezzato, o eventualmente emendato dagli altri Stati membri. Francia e Germania si sono inoltre impegnate a intensificare gli sforzi nel programma di redistribuzione dei richiedenti asilo. Ma il problema resta tutto nostro.

La questione immigrazione è stata inserita anche nell’agenda del collegio dei commissari Ue in programma oggi 4 luglio a Strasburgo. Ma dall’esecutivo comunitario confermano che «non verranno presentate nuove misure legislative». Si cercherà di «accelerare» l’attuazione di quelle esistenti e di spronare i governi a fare i loro doveri (per esempio rispettare gli impegni sul fronte relocation, mettere più soldi nel fondo per l’Africa un più concreto impegno in Libia, sia nella formazione della Guardia Costiera, sia nel rafforzamento dei controlli alla frontiera libica meridionale). Da Bruxelles si cercherà poi di «rinforzare la strategia per i rimpatri». Al tempo stesso, però, la Commissione chiederà anche all’Italia di fare di più e meglio per consentire efficienti procedure di identificazione dei richiedenti asilo da inserire nello schema di relocation.

Infine potrebbe muoversi qualcosa sul fronte tunisino. I governi chiederanno che venga istituita una zona Sar (Search and Rescue area) davanti alle coste, con la possibilità di reindirizzare i barconi in Tunisia. Ma per farlo serve un’intesa con il governo di Tunisi, che non è affatto scontata.

Come si può notare l’Italia raccoglie solo briciole, buone intenzioni, pacche sulle spalle. Ma gli altri ci invitano ad arrangiarci, purtroppo la posizione geografica ci sfavorisce e non resta che passare alle maniere forti contro l’invasione ad opera dei trafficanti di esseri umani.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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