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Terremoti: dare più poteri alle Regioni, questa la brillante idea del Governo per risolvere le criticità

ROMA – A quasi un anno dalla prima scossa che colpì il centro Italia il premier Paolo Gentiloni rivendica l’eccezionalità dello sforzo dello Stato davanti ad un terremoto senza precedenti ma ammette (bontà sua) che non tutto sta marciando alla velocità necessaria.

ISCHIA – La riunione fra Governo e Regioni a tal proposito si è tenuta prima che venisse la notizia del terremoto che ha colpito l’isola d’Ischia, un terremoto di relativa entità, ma che ha causato 2 morti e 39 feriti a causa della quasi inesistente opera di prevenzione, che come noto è di competenza da lungo tempo delle regioni. Ma tornando al terremoto dell’Italia centrale il governo e i governatori delle 4 Regioni colpite, riuniti in un circolo di amici di sinistra, hanno guardato alla fase 2 degli interventi con l’intento di arrivare entro l’anno a terminare la costruzione delle casette, a rimuovere le macerie e a cominciare la ricostruzione. Quindi, dopo il disastro combinato finora, siamo ancora alla fase delle buone intenzioni.

RICOSTRUZIONE – Uno sforzo alla guida del quale non ci sarà più Vasco Errani (del quale credo che non molti rimpiangeranno la dipartita, così come quella di Fabrizio Curcio, ex capo della protezione civile) che dal 9 settembre lascerà il posto – come previsto e non per inseguire poltrone, chiarisce – ad un nuovo commissario mentre si cambierà la legge che, come vuole il premier, darà più poteri agli enti locali. Che finora in realtà (così come il Governo) non hanno dato grande prova di efficienza.

Il vertice a Palazzo Chigi è servito a fare il punto sulla risposta dello Stato al sisma che, ricorda il premier, colpì con quattro scosse Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo interessando 140 Comuni. «Se guardiamo alla eccezionalità di quello che è successo – sostiene Gentiloni – credo che possiamo dire onestamente di avere messo in campo un sistema di risposta, risorse e di strumenti pubblici anch’essi eccezionali». Tant’è vero che ancora giacciono al suolo l’80% delle macerie e sono state consegnate solo 60 casette.

ESENZIONE FISCALE – Ora, ha sostenuto il premier, si tratta di accelerare e correggere alcuni passi falsi, come la circolare sull’esenzione fiscale, che aveva scatenato le ire di cittadini e sindaci, che Gentiloni assicura sarà aggiustata. Rispetto al sisma dell’Aquila questa volta la zona franca fiscale ha aiutato molto, apprezza il presidente dell’Abruzzo Luciano D’Alfonso che, facendo un paragone con il terremoto dell’Aquila, afferma che la macchina non è mai stata così veloce. Osservo però che il problema più grave per le collettività non sembra proprio quello delle esenzioni fiscali, ma quello di far tornare in abitazioni funzionali le popolazioni sfollate da un anno.

GOVERNATORI – La lode per la risposta veloce (dopo un anno?) è ribadita anche dai governatori (ciascuno legittimamente vede il bicchiere mezzo pieno, anche se in questo caso sembra trattarsi di una visione strabica) che, pur evitando toni trionfalistici, elencano le cifre degli interventi: 100mila tonnellate di macerie rimosse nel Lazio, casette per il 90 per cento delle famiglie entro l’anno nelle Marche, tutte entro novembre in Umbria. Tutte ipotesi per il futuro dunque, nessun consuntivo, che sarebbe disastroso allo stato dei fatti. Un bel circoletto di amici che, soddisfatti, si scambiano i complimenti mentre intorno i paesi sono ancora nello stato terrificante del dopo terremoto.

CENTRODESTRA – I sindaci di centrodestra sono contrari a un possibile rafforzamento delle funzioni dei presidenti delle Regioni sia in questa fase di ancora drammatica emergenza che nella ricostruzione, come affermato opportunamente anche dallo stesso presidente di Anci Antonio Decaro. Lo riferisce Marcello Fiori, responsabile enti locali di Forza Italia, che ha partecipato ad un incontro con i primi cittadini di alcuni Comuni terremotati a San benedetto del Tronto. E’ questa la miglior conferma che occorre evitare di affidare la gestione della protezione civile (come quella della sicurezza) ad organi di estrazione politica.

PROTEZIONE CIVILE – Ma la maggioranza, anche con le sue emanazioni tecniche, va avanti a testa bassa. «Ad oggi – spiega il neo capo della Protezione Civile Angelo Borrelli che ha preso il posto di Curcio – la popolazione assistita è di 7.500 persone». E, visti i precedenti, continuerà ad essere assistita ancora per lungo tempo. Fabrizio Curcio, non più capo della Protezione Civile per motivi personali, non è l’unico che ha lasciato quest’estate il suo incarico, anche il cessante Vasco Errani se ne andrà dal 9 settembre, ma ha ancora la faccia tosta di dichiarare pomposamente, da ex governatore dell’Emilia, che «una volta stabilito l’impianto della ricostruzione, la responsabilità spetta ai territori».

TERRITORI – Ed è questo anche l’orientamento di Gentiloni, il quale precisa che, per dare più poteri alle Regioni, bisogna cambiare la legge. «Il governo – sostiene – continuerà a svolgere un ruolo di coordinamento in un sistema che si evolverà con una maggiore responsabilità di Regioni e territori». E’ proprio il caso di dire, si salvi chi può.

In tal modo – affidando ogni competenza ai baldi governatori – sarà ampliata l’ingerenza politica nella protezione civile e nella ricostruzione, anche se Gentiloni ha sottolineato che il nuovo sistema dovrà essere soggetto al controllo dell’uomo della provvidenza scelto da Renzi per contrastare la corruzione. Proprio quel Cantone, magistrato presidente Anac (Autorità anticorruzione), la cui azione non si è dimostrata particolarmente efficace in occasione degli appalti per Expo Milano 2015, visto che non ha evitato che si producessero azioni che sono sottoposte adesso a inchieste da parte della magistratura milanese.

Rimpiangeremo i tempi di Zamberletti, quando la prevenzione e previsione funzionavano, e l’attività di ricostruzione era avviata in regime straordinario dagli organismi governativi e statali, per poi essere affidata, solo in un secondo momento quando il più era stato realizzato, alle regioni e agli enti locali. Ma evidentemente al peggio non c’è mai fine.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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