
Mattarella detta la linea economica, stile Dc, al governo: che può sbandare prima della fiducia

Dall’osservatorio del Quirinale, il presidente Mattarella ha dato segni di preoccupazione ad appena 48 ore dal giuramento di Conte e dei ministri, già protagonisti sulle prime pagine. E ha pensato di dettare la linea, prudente e filoeuropeista, al presidente del consiglio, attraverso un messaggio inviato al Forum Ambrosetti. Perché la preoccupazione? Nulla di male, naturalmente, se nel governo c’è una signora, Teresa Bellanova, che ha difeso finora i braccianti agricoli con la terza media (io ricordo un grande presidente della Regione Toscana, Gianfranco Bartolini, un esempio anche di cultura con il solo diploma di quinta elementare) e lasciamo anche perdere se Paola De Micheli (apostrofata da Marco Travaglio come Lady Turtlèn solo perché viene da Piacenza) abbia già inorridito i 5 Stelle per la voglia, magari frettolosa, di rilanciare i progetti sparpagliati – e bloccati – da Toninelli al ministero delle infrastrutture.
Il problema vero è che, al di là di quanto riuscirà a fare rapidamente in Europa Paolo Gentiloni (che a Roma hanno ribattezzato «Er Moviola»), Giuseppe Conte, o «Giuseppi» come lo chiama Trump, è subito in affanno per conciliare le spinte, immediatamente contrarie del Movimento 5 Stelle, rispetto alle visioni del neo ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, considerato filocomunitario perché, secondo il grillino Di Battista, sarebbe stato addirittura indicato dalla signora Christine Lagarde, nuovo numero uno della Bce. Non a caso, la Von der Leyen, nel ricevere Gentiloni a Bruxelles, gli ha mostrato la storica foto della firma dei Trattati di Roma in Campidoglio, firma ovviamente democristiana, quasi a voler dire: «Ricordati come eravate». Ecco allora che il Capo dello Stato ha deciso di tracciare la linea, inviando un messaggio al Forum Ambrosetti, letto da un politico stile Dc come Enrico Letta – europeista non renziano – rivolto non solo al mondo economico finanziario, ma soprattutto a «Giuseppi», perché capisca che cosa fare.
«L’Italia – ha scritto Mattarella – è chiamata a svolgere un ruolo di primo piano, partecipando con convinzione e responsabilità a un progetto europeo lungimirante, sostenibile ed equilibrato dal punto di vista ambientale, sociale e territoriale. Il sistema economico-finanziario colga l’occasione di fornire il suo contributo a questa fase di rinnovamento del progetto europeo. E’ necessario un riesame del patto di stabilità. Coesione e crescita – ha spiegato il Presidente della Repubblica – sono gli obiettivi ai quali guardare e il necessario riesame delle regole del patto di stabilità può contribuire a una nuova fase, rilanciando gli investimenti in infrastrutture, reti, innovazione, educazione e ricerca».
Traduzione? «Caro Giuseppi, metti da parte tutto quello che ha lasciato Salvini e gli argomenti lunari dei pentastellati (tanto lo stesso Beppe Grillo è passato dai vaffa alla voglia di governo responsabile) e ascolta il mondo produttivo che vuole investire e rilanciare, grazie alla nuova benevolenza di Bruxelles». Il problema? Che Pd e M5S si sono trovati d’accordo solo nel mettere fuori dal governo la Lega salviniana. Su tutto il resto è già guerra. E Conte fa la Penelope del 2019: tesse la tela appena parla con Franceschini, capo delegazione Pd, e la disfa appena nella stanza entra Di Maio con i capelli ritti, disturbato dagli ultimi commenti della piattaforma Rousseau. Con tanti saluti alla paludata platea del Forum Ambrosetti.
