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Migranti: Corte giustizia ue condanna Paesi Est Europa per mancati ricollocamenti

La Corte di giustizia europea

LUSSEMBURGO – Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca hanno violato gli obblighi previsti dal diritto Ue, quando hanno rifiutato di partecipare al meccanismo di ricollocazione dei richiedenti asilo. Lo stabilisce la Corte di Giustizia dell’Ue, nella sentenza relativa alle cause che vedono la Commissione Europea opposta ai tre Stati membri. Per i giudici di Lussemburgo, Praga, Varsavia e Budapest non possono invocare né le loro responsabilità in materia di mantenimento dell’ordine pubblico e di salvaguardia della sicurezza interna né il presunto malfunzionamento del meccanismo di ricollocazione per sottrarsi all’esecuzione dello stesso.

La Corte ha deciso su tre ricorsi per inadempimento della Commissione Europea nei confronti dei tre Paesi, dando a questi ultimi torto su tutta la linea. I giudici hanno riscontrato l’esistenza di un inadempimento, da parte dei tre Stati membri, di una decisione del Consiglio che prevedeva la ricollocazione obbligatoria dalla Grecia e dall’Italia, di 120mila richiedenti protezione internazionale verso gli altri Stati membri dell’Unione.
La Corte ha anche constatato che la Polonia e la Repubblica Ceca sono anche venute meno agli obblighi previsti da una decisione del Consiglio sulla ricollocazione, in questo caso volontaria, dalla Grecia e dall’Italia, di 40mila richiedenti protezione internazionale verso gli altri Stati membri dell’Unione. L’Ungheria, invece, non era vincolata da quest’ultima decisione.

Una volta che la Corte constata un inadempimento, lo Stato membro interessato deve conformarsi alla sentenza “senza indugio”. La Commissione, se ritiene che lo Stato membro non si sia conformato alla sentenza, può proporre un altro ricorso chiedendo sanzioni pecuniarie. In caso di mancata comunicazione delle misure di attuazione di una direttiva alla Commissione, su domanda di quest’ultima, la Corte di Giustizia può infliggere sanzioni pecuniarie, al momento della prima sentenza.

Esulta la Boldrini che, come al solito, si preoccupa più dei migranti che degli italiani. «Oggi la Corte Europea ha condannato Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria perché si sono rifiutate di conformarsi al meccanismo temporaneo di ricollocazione di richiedenti asilo. Giusta decisione perché in una famiglia tutti devono dare il loro contributo. Non si può solo prendere e pretendere fondi dall’UE senza fare la propria parte, senza mettere in atto la solidarietà tra Stati membri, senza condividere gli impegni presi e il rispetto dei valori che tengono insieme la nostra comunità. Tutti principi che Orban continua a calpestare col pretesto della crisi sanitaria, concentrando su di se i pieni poteri. Il coronavirus non si combatte chiudendo il Parlamento e mettendo a tacere l’informazione».

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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