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Male l'attività dei negozi secondo la rilevazione Unioncamere

Pandemia: 2020 anno da dimenticare per il commercio, 150.000 imprese a rischio chiusura

Male l'attività dei negozi secondo la rilevazione Unioncamere

ROMA – Il 2020 è stato un anno da dimenticare per il commercio. Praticamente ogni settore, a causa della pandemia covid-19, ha perso ingenti quantità di fatturato dall’abbigliamento alla pelletteria, dalle gioiellerie alle profumerie, ma chi veramente ha toccato il fondo quest’anno è il mondo dei pubblici esercizi, quindi ristoranti, bar, locali e discoteche. Ed il Natale non riuscirà a risollevare le sorti della maggior parte degli esercenti, anzi, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la chiusura disposta per tanti esercizi commerciali per la Vigilia di Natale, il 24 dicembre, che taglia fuori un’altra buona fetta di fatturato di quanti si sarebbero recati a fare regali last minute e per i ristoratori è la chiusura forzata durante tutte le festività fino alla Befana compresa.

La Confesercenti parla di consumi ai minimi storici con 110 miliardi di euro in meno rispetto allo scorso anno e di una platea di 150 mila imprese a rischio chiusura, 80 mila nel commercio e 70 mila nel turismo; inoltre sono a rischio 450.000 posti di lavoro nell’ambito della somministrazione e dei servizi.

BAR E RISTORANTI – Il settore della ristorazione e della somministrazione è letteralmente al ”collasso”. Fortemente penalizzato non solo dal blocco totale delle attività nel periodo di Natale e nel primo lockdown, per la zona rossa, ma è stremato anche dai provvedimenti presi con le chiusure anticipate alle 18 (dal 26 ottobre), dal limite dei posti a tavola con un massimo di 4 persone, ecc. Baristi e ristoratori non sanno più come manifestare il loro dissenso per queste restrizioni e considerano anche gli ultimi ristori “inadeguati”, in media 3 mila euro ad azienda. Sono fortemente  penalizzati e chiedono indennizzi al 75% dei fatturati calcolati sui mesi di novembre e dicembre, tra le altre misure la riduzione dell’Iva al 5% e la tutela degli sfratti.

CENTRI COMMERCIALI – I centri commerciali e gli outlet perderanno il 75% del fatturato annuo nel 2020, secondo le stime del Cncc (Consiglio nazionale dei Centri commerciali). Una realtà economica di 140 mld di euro tra l’indotto diretto e indiretto sull’economia italiana, secondo una stima di Nomisma. Questi templi dello shopping, generalmente, sono frequentati da 10 milioni di clienti nei week end in Italia, impiegano circa 780 mila persone, dei quali ora sarebbero a rischio tra i 100 e i 150 mila posti di lavoro, a causa delle restrizioni decise dal governo per arginare le occasioni di contagio con le chiusure nei prefestivi e festivi di tutti i negozia eccezione di farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, punti vendita di generi alimentari, tabacchi ed edicole.

Un 2020 a tinte nere viene confermato anche dall’osservatorio permanente di Confimprese-Ernst & Young con i dati di novembre che segnalano una perdita dei canali fisici del -64,9%, nelle categorie merceologiche l’andamento peggiore è quello dell’abbigliamento con -71,7%, seguito dalla ristorazione con -65%

2020, anno nero, commercio

Firenze Post è una testata on line edita da C.A.T. - Confesercenti Toscana S.R.L.
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