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Giustizia: la Camera approva la riforma (396 si, 57 no, 3 astenuti). Che ora passa al Senato

Marta Cartabia, ministro della giustizia
ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

ROMA – L’aula della Camera ha approvato con 396 voti favorevoli, 57 contrari e 3 astenuti il ddl delega di riforma del processo penale. Il testo passa all’esame del Senato. Dopo cinque mesi di lavoro, stesure, revisioni, prove di forza e una tre giorni-fiume di votazioni, la riforma del processo penale voluta da Mario Draghi e firmata da Marta Cartabia passa in tarda serata di oggi, 3 agosto 2021. Un voto che sembra ricompattare solo in parte la maggioranza, facendo risalire sensibilmente il tasso di assenze, oltre sessanta, in parte imputabile al dissenso politico dei 5 stelle alla riforma.

I si alla riforma arrivano da Più Europa, Noi con l’Italia, Liberi uguali, Coraggio Italia poi Pd (il nostro contributo è stato determinante per una riforma innovativa, dice Alfredo Bazoli), Lega (è il ritorno del buonseno e della civiltà, dice Roberto Turri) e M5S (Non intendo rispondere a nessuna provocazione, eprché la giustzia non è una questione personale”, esordisce l’ex guardiasigilli, Alfonso Bonafede). A settembre il testo passerà in Senato per diventare legge.

Sono 16 gli assenti in Aula non in missione tra i deputati del M5S oggi in occasione del voto sulla riforma Cartabia. Nel Movimento, inoltre, in due hanno votato contro il provvedimento: sono Luca Frusone e Giovanni Vianelli. Per la Lega i non partecipanti al voto sono 23, per Forza Italia 26. E’ quanto risulta dai tabulati delle votazioni. Nella Lega si spiega che in 13 sono malati o in quarantena e le assenze non derivano da problemi sulla riforma. I non partecipanti al voto, nel Pd sono 14.

Gli assenti non in missione del M5S sono Giuseppe Buompane, Celeste D’Arrando, Antonio Del Monaco, Carmen Di Lauro, Vittorio Ferraresi, Nicola Grimaldi, Marianna Iorio, Gabriele Lorenzoni, Stefania Mammi’, Salvatore Micillo, Carmelo Misiti, Paolo Parentela, Leonardo Penna, Dedalo Pignatone, Roberto Traversi, Enrica Segneri. Buona parte di questi è risultata assente anche nel voto di fiducia di ieri notte. Nel gruppo Leu l’unico non partecipante al voto è Pier Luigi Bersani.

I 396 sì sono infatti ben lontani dai 462 ok alla prima fiducia della notte e mettono in evidenza soprattutto i tormenti dei pentastellati, alcuni dei quali, un paio, avrebbero addirittura votato contro il provvedimento. Un rush finale consumato nel caldo torrido di agosto, mentre il Pd lancia le sue Agorà, la Lega torna al Papeete e i pentastellati affrontano il voto sul nuovo Statuto e la leadership di Giuseppe Conte da consolidare. A imporre i tempi stretti è l’Ue, che nel Pnrr ha legato l’arrivo dei fondi del Recovery plan alla drastica riduzione dei tempi pachidermici dei processi penali in Italia (-25% in cinque anni). Una cavalcata che solo negli ultimi tre giorni è passata per la votazione delle pregiudiziali domenica, per la doppia fiducia nella notte tra lunedì e martedì e una lunghissima giornata in aula iniziata oggi poi alle nove di mattina per la discussione degli ordini del giorno al testo delle riforma, che più volte hanno messo alla prova la tenuta della maggioranza. Prima sul tema della responsabilità civile dei magistrati sollevata da Fdi. sul quale Lega, Forza Italia e Coraggio Italia hanno annuciato l’astensione nonostante il parere contrario del Governo, provocando la reazione di Pd e Leu. Poi sugli ecoreati per i quali l’aula si spacca, soprattutto sulla riformulazione dell’odg in materia che finisce per non passare solo sul filo di lana, bocciato dalla maggioranza con 186 voti contro 181.

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