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Governo: Meloni fa la squadra. Tajani (forse) agli Esteri. Presidenza del Senato: Gasparri o Calderoli. La Lega “processa” Salvini

Silvio Berlusconi e Antonio Tajani

ROMA – Si lavora, a partire da oggi, 27 settembre 2022, per far partire la nuova legislatura e dare volto al nuovo governo. Attraverso una serie di riunioni e di incontri, tutti rigorosamente a porte chiuse, tra leader e sherpa dei partiti che nelle urne hanno ottenuto la maggioranza in entrambe le Camere. Trattative che si annunciano intense e che caratterizzeranno tutto il periodo da qui fino alla prima seduta di Camera e Senato, in calendario per il prossimo 13 ottobre. 

MELONI – Mentre Giorgia Meloni, da via della Scrofa, tesse la tela del suo governo, da Palazzo Chigi Mario Draghi annuncia che sta lavorando sulla anticipazione della terza tranche del Pnrr, tema di cui certo il premier uscente e quello entrante parleranno insieme. Nella sede della Lega, in Via Bellerio, va in scena, nel Consiglio Federale il processo a Matteo Salvini, dopo il flop che il segretario ieri ha imputato in larga parte al sostegno al governo Draghi.

SALVINI – A fronte di un Roberto Maroni che da il benservito a Salvini e ipotizza una nuova guida, c’è Attilio Fontana che ne conferma la leadership (“Lui a rischio? Non credo proprio”). Di certo il grande exploit di Fratelli d’Italia – passata nell’arco di una legislatura dal 4% al 26 % conquistando il Nord (Lombardia, Veneto, Friuli) a danno della Lega – peserà sugli equilibri del nuovo esecutivo, dopo che Il Capo dello Stato Sergio Mattarella avvierà le consultazioni circa una settimana dopo il 13 ottobre, giorno segnato in rosso sul calendario per la prima convocazione delle Camera della diciannovesima legislatura. I rapporti di forza nel centrodestra influiranno fin da subito, prima ancora che per la formazione della squadra di governo, nella scelta dei Presidenti di Senato e Camera.

TAJANI – A Palazzo Madama (dove è ormai escluso che possa andare il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi), se Fdi cederà il passo agli alleati, invece di Ignazio La Russa, di cui pure si è fatto il nome, potrebbe arrivare il leghista Roberto Calderoli o l’azzurro Maurizio Gasparri. Per Montecitorio invece si sono fatti i nomi del leghista Riccardo Molinari, del centrista Maurizio Lupi o di Antonio Tajani, in lizza anche per la Farnesina (“Io ministro degli Esteri? Farò ciò che serve al nostro paese come ho sempre fatto”, si schermisce lui).

LETTA – Nel Pd, intanto, si elaborano la sconfitta , il passo indietro di Enrico Letta, indisponibile a ricandidarsi alla segreteria, e si avvia la macchina congressuale, in attesa della convocazione della direzione che dovrà approvare il regolamento delle assise. Il Terzo Polo, con Matteo Renzi, si candida intanto a sedere al tavolo delle riforme: “Meloni premier avrà la nostra opposizione. Voteremo contro la fiducia, presenteremo i nostri emendamenti. E, se chiederà un tavolo per fare insieme le riforme costituzionali, noi ci saremo perché siamo sempre pronti a riscrivere insieme le regole”.

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Sandro Bennucci

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