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Ricette di Carnevale: ogni fritto vale. Una storia italiana

ROMA – I dolci di Carnevale sono irresistibili, speciali, simbolo stesso insieme alle maschere e ai coriandoli del periodo che precede la Quaresima. Fritti, al forno o ripieni, profumatissimi.

La loro origine risale addirittura all’antica Roma, quando si celebravano i Saturnali con dolciumi a base di farina e uovo. Da allora, le ricette (e i nomi) variano di zona in zona a seconda delle tradizioni locali, ma sono tutte accomunate da un’esplosione di gusto e calorie: del resto, questa è la settimana più “grassa” dell’anno.
Chiacchere, bugie, frappe, stracci: ognuno ha il suo modo di chiamarle, ma restano il dolce di Carnevale preferito dagli italiani. Gli acquisti di dolci di Carnevale si concentrano durante la settimana del Giovedì Grasso e del Martedì Grasso.

A Carnevale ogni fritto vale? – Di questi dolcetti ne mangiamo davvero tanti: 20 milioni di chili (per un valore di 160 milioni di euro). Nelle Marche come nel Lazio si chiamano frappe. A Venezia sono dette galani e si trovano negli stand gastronomici di Rio di Cannaregio, punto di arrivo della spettacolare sfilata in costume lungo il Canal Grande. La tradizione le vuole fritte ma si sono diffuse la frappe / chiacchiere cotte al forno (ma attenzione sono falsamente meno caloriche) e anche la variante al cioccolato. Quanto alle frittelle (castagnole al sud) anch’esse tipiche le varianti, dalle tradizionalissime fritole veneziane con l’uvetta a quelle di mele, ci sono le farcite con la crema o al forno, alla ricotta, alla crema di cioccolato. Ci sono con polenta, con farina di riso, con semolino, con il pane da recuperare. Il confine tra frittella e bignè di San Giuseppe (l’unico dolce che non va via con il Carnevale ma ‘resiste’ fino alla festa del papà il 19 marzo) è sottile: tra una frittella alla crema e un bignè di san Giuseppe ripieno di crema e fritto cambia ben poco. Le varianti impazzano anche tra le castagnole al forno, golose palline di pasta fritta vengono acquistate soprattutto nella loro versione “classica” con solo zucchero, ma c’è anche la toscana che prevede l’aggiunta di alchermes nell’impasto, la variante golosa al limoncello, quelle piemontesi chiamate bugie con la farcitura alla marmellata.

I dolci locali da conoscere – Ci sono poi dei dolci di Carnevale che ancora sono rimasti nei luoghi d’origine e dunque popolari solo nella loro zona. Campagna Amica nei mercati regionali li promuove. Si tratta dei tortelli della Lombardia le tagliatelle fritte dell’Emilia, i zuccherini toscani, i grostoi del Trentino, gli scroccafusi delle Marche ma anche la pignolata bianconera della Sicilia, il migliaccio della Campania, gli aciuleddi della Sardegna, i friciò del Piemonte, la crema fritta del Veneto.

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