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Assunzioni nella pubblica amministrazione: Zangrillo annuncia 170mila posti. Ma i vincitori dei concorsi spesso rinunciano

Dipendenti pubblici: arriveranno 170mila nuove assunzioni

La pubblica amministrazione, in tutt’Italia, offrirà 170mila posti di lavoro entro quest’anno 2023. Lo annuncia il ministro, Paolo Zangrillo. Ma l’impiego pubblico, il cosiddetto posto sicuro, pare stia perdendo la tradizionale appetibilità. Nell’ultimo biennio, cifre alla mano, si sono presentati ai concorsi 40 candidati per ogni posto a fronte dei 200 nel biennio precedente mentre tra i vincitori due su dieci rinunciano al posto, percentuale che sale al 50% per i contratti a termine.

PROFILI TECNICI – La ricerca di personale nel comparto pubblico è ripartita – sottolinea uno studio presentato al Forum Pa – ma c’è forte concorrenza con il settore privato per attirare soprattutto i profili tecnici. Nel complesso i lavoratori pubblici sono aumentati nel 2022 dello 0,8% arrivando a quota 3.266.180, al livello più alto dell’ultimo decennio. Entro dieci anni però andranno in pensione circa un milione di lavoratori e il reclutamento di personale adeguato e motivato sarà centrale per la pubblica amministrazione a partire dalla realizzazione del Pnrr.

MINISTRO – L’obiettivo per il 2023 – ha detto il ministro per la pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo – è l’entrata nel settore di 170mila persone. Nel comparto l’età media è ormai di 50 anni, 6,5 anni in media in più rispetto al 2001. Il personale con 55 anni e oltre costituisce il 36,7% del totale e quello con meno di 35 anni è ridotto a circa il 10%, meno della metà rispetto al 2001. “Se vogliamo far diventare la pubblica amministrazione il più grande employer del Paese, ha aggiunto Zangrillo – occorre mettere in campo una cosiddetta strategia di employer branding, che pensi al futuro dipendente come una risorsa da attrarre. Dobbiamo fare in modo che la PA diventi una grande opportunità per tutti i giovani, soprattutto per quelli talentuosi che spesso vedono nel pubblico un posto polveroso e poco dinamico, dove le competenze invecchiano velocemente, la carriera è un miraggio e si rischia di rimanere intrappolati”.

CANDIDATI – L’aumento delle selezioni e la possibilità di scelta per i candidati di più posizioni, spiega la ricerca, spinge sempre meno persone ad accettare il trasferimento al Nord, dove l’affitto impegna quasi il 50% dello stipendio di un laureato neoassunto, contro il 18-23% in una città metropolitana del Sud. “L’indagine evidenzia per il settore pubblico alcuni effetti della trasformazione del mercato del lavoro già emersa nel privato – ha affermato Carlo Mochi Sismondi, Presidente di Fpa – da un lato, oggi i lavoratori danno meno importanza al ‘posto fisso’ in favore di aspetti come benessere, motivazione, formazione o lavoro agile. Dall’altro, in una scarsità di personale qualificato, si evidenzia una nuova competizione tra pubblico e privato sui profili tecnici e tra amministrazioni, a causa dell’ingorgo di concorsi”. E se nel 2022 cresce la spesa totale per i redditi da lavoro dipendente nella pubblica amministrazione, circa 187 miliardi (contro i 177 del 2021), è invece in calo la spesa pro-capite per il reddito dei dipendenti (calcolata a prezzi costanti del 2022, depurata dall’inflazione) che risulta la più bassa dal 2015 con 57,2mila euro, rispetto ai 59mila euro del 2021.

STIPENDI – Il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo ha sottolineato che la retribuzione media annua lorda dei funzionari pubblici (ministeri, funzioni locali e agenzie fiscali) è stata di 31,7 mila euro, a fronte di 30,8mila euro per gli impiegati con funzioni sovrapponibili nel privato. Nel 2021 gli assunti per concorso sono stati oltre 150mila, ma l’8,6% era già un dipendente pubblico. Nel 2022 gli assunti sono stati circa 157mila. Le ricerche cresceranno nel 2023 e dal 31 maggio avranno come unico canale per la pubblicazione dei bandi il portale Inpa.


Sandro Bennucci

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