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Strage ospedale di Gaza: Biden scagiona Israele. “Colpa della Jjhad, ma non rifate i nostri errori”. Aiuti a Gaza

Scontri A Beirut
Scontri a Beirut

TEL AVIV – Era quello che gli israeliani si aspettavano: cioè il riconoscimento di innocenza, da parte di Biden, sulla carneficina all’ospedale di Gaza. Colpa, ha detto il presidente americano (“Ho le mie informazioni precise”) della Jihad che ha usato un razzo difettoso. Devastante per la Striscia.

Ma subito dopo, il presidente americano esorta Netanyhau a non ripetere gli errori commessi dagli Usa dopo l’11 settembre. E a non farsi divorare dalla rabbia. E’ questo il messaggio che il presidente americano ha portato ad un Paese in guerra, deciso ad annientare Hamas a tutti i costi dopo il massacro del 7 ottobre.

Intanto a Beirut, ma anche dall’Atlantico al Golfo, da Rabat a Baghdad passando per Tripoli, i regimi arabi hanno consentito a centinaia di migliaia di persone di manifestare nelle capitali della regione la “rabbia” per la strage dell’ospedale di Gaza, attribuendola a Israele. Anche se i fatti sembrano essere andati in maniera diversa.

Ma torniamo a Biden: quella del capo della Casa Bianca è stata una missione lampo per manifestare solidarietà al migliore alleato dell’America in Medio Oriente. Ma anche, e soprattutto, per esortare il governo Netanyahu ad agire con cautela davanti al dramma umanitario che sta affrontando la popolazione di Gaza, a ponderare bene le azioni militari che Israele si accinge a continuare – invasione via terra inclusa – e le decisioni sul futuro dell’enclave palestinese.

Pena il rischio di un’escalation della guerra in tutta la regione. La rabbia che consuma Israele dopo l’attacco di Hamas, ha detto chiaramente Biden davanti al premier Benyamin Netanyahu e al suo gabinetto di guerra, a cui ha partecipato, è la “stessa che hanno provato dopo l’11 settembre” gli Stati Uniti, che ora “piangono con Israele”.

Ma, ha avvertito, lo shock, il dolore, l’ira di questo momento, non devono far ripetere allo Stato ebraico gli errori “commessi dagli Stati Uniti”. “La maggioranza dei palestinesi non sono Hamas”, ha sottolineato il presidente americano in un discorso che ha cercato di toccare le corde giuste, e anche “la perdita di vite palestinesi conta”.

Parole pronunciate non a caso all’indomani della strage dell’ospedale di Gaza la cui responsabilità il mondo arabo in rivolta ha addossato all’esercito israeliano e sulla quale sia l’Onu sia l’Ue mantengono per ora una valutazione prudente. Il presidente egiziano al Sisi, attore chiave nella regione e di solito mediatore equilibrato, è arrivato addirittura a definirla “intenzionale”.

Israele ha respinto ogni addebito fornendo numerose prove audio e video sul fatto che a compiere il disastro (471 morti secondo Hamas) sia stato un razzo difettoso della Jihad islamica. Una posizione condivisa dal presidente Usa, per il quale l’esplosione all’ospedale è stata causata “dall’altra parte”.

Biden – che ha bollato gli orrori di Hamas come peggiori di quelli dell’Isis – ha precisato che la certezza su come siano andati i fatti gli è stata fornita dai “dati” elaborati “dal Pentagono”. Il capo della Casa Bianca è stato chiaro e senza esitazioni anche su un altro punto: pur senza mai nominarli, ha ammonito Hezbollah, che continua a martellare il nord di Israele, e l’Iran, che invoca la distruzione del “nemico sionista”.

“Se pensate di attaccare Israele – ha avvertito – rinunciate a quest’idea, non fatelo”. Con il sostegno americano, dalle navi schierate al largo del Paese agli aiuti militari, “oggi Israele è più forte che mai”. Ma ogni sostegno vuole una contropartita, anche tra alleati, specie di fronte ad una situazione bellica che colpisce a fondo la situazione umanitaria a Gaza e rischia di allargarsi con esiti devastanti.

Poco prima dell’arrivo di Biden a Tel Aviv, l’esercito ha annunciato la creazione di una zona protetta per la popolazione di Gaza ad Al-Mawasi, nel sud della Striscia, destinata agli “aiuti umanitari internazionali”. Israele ha imposto tre condizioni.

Eccole: non permetterà nessun afflusso di aiuti dal suo territorio a Gaza finché non saranno liberati gli ostaggi (che anche per Biden sono “una priorità); che i prigionieri siano visitati dalla Croce Rossa; infine – in base ad una richiesta avanzata dallo stesso presidente Usa – si è impegnato a non impedire forniture umanitarie dall’Egitto: un “minimo” di acqua, cibo e medicinali nella safe zone di al Mawasi, ma senza che queste, in alcun modo, possano arrivare ad Hamas.

“In quel caso – ha avvertito Israele – saranno bloccate”. La ragione l’ha spiegata lo stesso Netanyahu: “Come il mondo si è unito per sconfiggere il nazismo e l’Isis, dobbiamo essere uniti per sconfiggere Hamas”.

Il valico di Rafah tra l’Egitto e Gaza sembra quindi sul punto di aprire per far passare la lunga fila di camion in attesa sul confine opposto a quello palestinese. La visita di Biden – prima di ripartire ha salutato in ebraico dicendo ‘Il popolo di Israele vive’ – ha aperto una breccia per l’intervento umanitario a Gaza (tra l’altro lo stesso presidente Usa ha annunciato 100 milioni di aiuti per la Striscia e la Cisgiordania) e altro si attende dalla Conferenza di pace di sabato prossimo al Cairo promossa da al Sisi, che ha invitato anche la premier Giorgia Meloni.

Ma la sua mediazione non ha rallentato la guerra. Israele ha continuato a colpire per tutto il giorno e con grande intensità le postazioni di Hamas e della Jihad nella Striscia e i loro dirigenti militari e politici. Tra questi ci sono Muhammad Awdallah, comandante del sistema antimissili tank di Hamas, e Akram Hijazi, della Forza navale.

Con più di un milione di sfollati, strutture sanitarie al collasso, rifornimenti scarsi e ancora corpi sotto le macerie, i morti a Gaza sono arrivati a 3.478, con oltre 12.000 feriti. In Israele – su cui continuano ad arrivare i razzi da Gaza (due volte oggi anche su Tel Aviv) – le vittime sono 1.400 e oltre tremila i feriti, di cui 58 in condizioni critiche.

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