
Tregua a Gaza: Hamas firmerà stanotte. Governo israeliano spaccato: l’ultradestra alza le barricate. Netanyahu prova a mediare

TEL AVIV – L’ultradestra israeliana non ci sta. Tel Aviv ritarda la firma sull’accordo su Gaza perchè, oltre al ministro delle Finanze di estrema destra, Bezalel Smotrich, che ha minacciato più volte di lasciare l’esecutivo, anche il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, è contrario a scendere a patti con Hamas. Intanto i familiari degli ostaggi stanno vivendo un’attesa spasmodica.
Il giorno dopo il raggiungimento dell’intesa è trascorso con un continuo rincorrersi di voci, conferme e smentite, passi avanti e marce indietro. Hamas e Israele hanno continuato ad accusarsi di voler cambiare all’ultimo momento i particolari dell’accordo. Per Tel Aviv i problemi sono soprattutto di politica interna. Il motivo del ritardo del via libera risiederebbe nella crisi fra il premier Benjamin Netanyahu e l’estrema destra di governo.
Netanyahu sarebbe pronto a convocare il governo per dare il via libera, ma altre fonti diplomatiche dello Stato ebraico hanno precisato che gli ultimi dettagli dell’accordo non sono ancora stati definiti e il premier, che sul tema sarebbe “irremovibile”, non convocherà l’esecutivo fino a quando “tutto non sarà completamente concordato”.
Hamas ha fatto sapere che, dal suo punto di vista, le controversie “sono state risolte” e pertanto l’accordo verrà siglato. Intanto, in attesa della tregua, i bombardamenti israeliani a Gaza continuano a tappeto. Secondo le autorità della Striscia i morti nelle ultime ore sarebbero circa 80, e Israele avrebbe inoltre “preso di mira” un luogo in cui si trovava una delle prigioniere che dovrebbe essere liberata nella prima fase dell’accordo.
“Qualsiasi bombardamento in questo momento potrebbe trasformare la libertà di un prigioniero in una tragedia”, ha messo in guardia Hamas. La soddisfazione per il raggiungimento dell’accordo trova unanime la comunità internazionale, compresi quei Paesi che in altri scenari di guerra sono rivali. “Ci aspettiamo contribuisca alla stabilizzazione della situazione a Gaza e crei le condizioni per il ritorno di tutti gli sfollati interni”, ha affermato il ministero degli Esteri russo.
“Ci auguriamo che le parti interessate colgano il cessate il fuoco a Gaza come un’opportunità per promuovere l’allentamento delle tensioni locali”, gli ha fatto eco la Cina. I ribelli yemeniti Houthi hanno invece dichiarato di voler “portare avanti azioni a sostegno dei palestinesi” fino all’entrata in vigore dell’accordo o riprenderle repentinamente in caso di violazioni da parte israeliana. Da Teheran si è alzata la voce dei Pasadaran, secondo cui il raggiungimento di un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza è “una chiara e grande vittoria” dei palestinesi e “una sconfitta ancora più grande” per il “mostruoso regime sionista”.