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Siamo un paese vecchio con tanti disoccupati e stranieri

Italia, l’Istat fotografa un paese tra i più vecchi

Siamo un paese vecchio con tanti disoccupati e stranieri
Siamo un paese vecchio con tanti disoccupati e stranieri

FIRENZE – L’Istat ha scattato la fotografia dell’Italia, paese tra i più vecchi, dove falliscono sempre più matrimoni e dove il numero dei disoccupati aumenta così com quello degli stranieri. Meno universitari ma più laureati, aumentano i depositi bancari, si guarda più la tv e si legge molto meno.

Italia tra i Paesi più vecchi, sempre meno bambini e più tardi. L’indice di vecchiaia, 148,6 anziani ogni 100 giovani, ci colloca al secondo posto in Europa dopo la Germania (155,8%). L’elevata sopravvivenza, unita al calo della fecondità, rende l’Italia uno dei Paesi più vecchi al mondo. La speranza di vita è di 79,4 anni per gli uomini e 84,4 anni per le donne.

Maternità sempre più posticipata e poco più di un figlio a donna: con un numero medio di bambini a donna pari a 1,39, in calo nel 2011 rispetto all’anno precedente (1,41), nell’Unione europea a 15 Paesi l’Italia si colloca al quinto posto per bassa fecondità. L’età media del parto è cresciuta a 31,4 anni, tra le più alte in Europa. Le mamme italiane in questo sono seconde solo a quelle irlandesi e spagnole dove la maternità arriva a 31,5 anni.

Torna a crescere il numero di matrimoni, ma diminuiscono quelli religiosi. Nel 2012 ne sono stati celebrati 210.082, contro i 204.830 del 2011. Il tasso di nuzialità, al 3,5 per mille, resta però tra i più bassi d’Europa. Chi si sposa continua a farlo di più in Chiesa (58,8%) rispetto al rito civile, ma i matrimoni religiosi sono in calo: nel 2012 ne sono stati celebrati 123.428, oltre mille in meno rispetto all’anno precedente. Il Sud si conferma l’area del Paese dove ci sono più matrimoni e tre su quattro sono celebrati in Chiesa.

Aumentano i matrimoni che falliscono. Ogni 1000 nuovi matrimoni ce ne sono altri 500 che falliscono: 182 finiscono con il divorzio, 312 con la separazione. Ma sull’assegnazione dei figli minori non si litiga più: 9 volte su 10, in caso di separazione, si ricorre all’affido condiviso. Nel 2011 le separazioni hanno subito un ulteriore incremento (+0,7% per un totale di 88.787 procedimenti); ma c’è stata una parallela contrazione dei divorzi (-0,7%, pari a 53.806).

In dieci anni triplicato il numero degli stranieri. Se nel 2001 erano più di 1.300.000, al censimento del 2011 ne sono stati registrati 4,3 milioni, il 7,4% della popolazione. Circa 2 stranieri su 3 risiedono nell’Italia settentrionale e il 35,4% si concentra in particolare nel Nord-ovest. Poco meno della metà dei cittadini stranieri ha stabilito la sua dimora in Comuni piccoli, fino a 20mila abitanti; appena poco più di un quarto in città con più di 100mila abitanti. Il 32,9% ha meno di 25 anni, solo il 2,3% ha più di 65 anni e il rapporto tra bambini e anziani è di 4 a uno.

Aumenta il numero di disoccupati. Tra il 2008 e il 2012 sono aumentati di oltre un milione. Nel dettaglio le persone in cerca di lavoro sono salite di 1 milione 52mila nel giro di quattro anni.

Oltre 73mila famiglie vivono in una roulotte, baracche, tende. Un fenomeno che è sempre più diffuso, visto che 10 anni fa in questa condizione erano in 23.336, meno di un terzo delle attuali cifre. Le famiglie che vivono in alloggi di fortuna sono concentrate soprattutto nelle regioni del Centro.

In Italia connesso ad Internet oltre il 60% delle famiglie. Ormai 6 case su dieci in Italia sono connesse al web. Nel 2013 infatti aumenta rispetto all’anno precedente la quota di famiglie che ha un accesso ad Internet dalla propria abitazione, dal 55,5% al 60,7%, e un personal computer, dal 59,3% al 62,8%. Se si esclude il telefono cellulare, presente nel 93,1% delle famiglie, tra gli oggetti tecnologici più diffusi nelle abitazioni degli italiani compaiono il pc (62,8%), il lettore dvd-blu ray (53,8%) e la macchina fotografica digitale (53,4%). Meno diffusi sono invece l’antenna parabolica (33,3%), il lettore Mp3/Mp4 (30,4%), la videocamera (27,2%).

Italiani continuano a guardare tv, crollo dei quotidiani. E’ invariato nel 2013 il numero degli italiani che guarda la tv, mentre si accentua la flessione dei lettori di quotidiani e di libri. Cresce l’uso del personal computer. Guardare la tv è un’abitudine consolidata fra la popolazione di 3 anni e più: il 92,3% delle persone la guardano e tra questi l’89,7% per cento lo fa con frequenza giornaliera. L’ascolto della radio è meno diffuso: il 57,3% delle persone di 3 anni e più seguono le trasmissioni radiofoniche, di cui il 59,3% quotidianamente. Il 49,4% delle persone di 6 anni e più legge quotidiani almeno una volta alla settimana. Le persone che leggono i quotidiani 5 o più volte la settimana sono il 36,2% del totale dei lettori.

Meno libri pubblicati in Italia nel 2011 rispetto 2010. Le opere pubblicate si sono ridotte del 9,3% e le tirature del 3,5%. Inversione di tendenza anche nel settore ragazzi con nel 2011 una diminuzione del 2,3% nei titoli e del 2,1% nelle tirature.

Università, sempre meno immatricolati, ma più laureati. Continua in Italia il trend negativo delle immatricolazioni cominciato nel 2004, ma aumentano le persone che riescono a laurearsi: è la situazione universitaria fotografata dall’Istat nel suo Annuario statistico 2013, che fa riferimento all’anno accademico 2011-2012. I giovani iscritti per la prima volta sono quasi 279 mila, 9.400 circa in meno rispetto all’anno precedente. La popolazione universitaria è composta da 1.751.192 studenti, -1,7% rispetto all’anno precedente. A proseguire gli studi sono soprattutto i diplomati dei licei rispetto a quelli degli istituti tecnici o professionali.

Depositi bancari saliti del 7% nel giro di un anno. L’ammontare dei depositi bancari alla fine del 2012 è salito del 7% rispetto all’anno precedente. Il 73,4% dell’ammontare dei depositi bancari appartiene a famiglie e istituzioni sociali private, il 15,2% a società non finanziarie, l’8,7% a società finanziarie e il 2,7% ad amministrazioni pubbliche.

Record di donne in Parlamento, ma il 70% dei senatori sono uomini. Quello in carica è il Parlamento con la maggiore presenza femminile con 198 deputate e 92 senatrici. Ma è ancora in salita la strada delle donne che scelgono la politica: sono uomini il 70,8% dei senatori e il 68,6% dei deputati. Va ancora peggio se si guarda ai Comuni: su quasi 140mila amministratori, oltre 3/4 (78,7%) sono uomini e solo il 21,3% sono donne. E se si prendono in considerazione i sindaci, appena l’11% sono donne.

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Massimiliano Mantiloni

Giornalista

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