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Cellulari: la fine del roaming slitta al 2018 per le controversie nell’UE

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ROMA – Tutti noi abbiamo sperimentato i costi elevati delle telefonate da cellulare quando ci troviamo all’Estero. L’Europa, una volta tanto, aveva deciso qualcosa di utile a favore dei consumatori. Dal Natale 2015 sembrava che dovesse essere decretata la fine del roaming, cioè il sistema che permette agli utenti mobili di collegarsi tra loro anche all’estero utilizzando la rete straniera e pagando un altro operatore.

Lo aveva promesso l’Unione Europea nel 2013, e il 3 aprile 2014 l’Europarlamento ha approvato con 534 voti favorevoli e 25 contrari il piano “Connected Continent”. Nel grande mercato a 12 stelle, quindi, la tariffa telefonica avrebbe dovuto diventare unica in tutti i Paesi e le chiamate da cellulare non avrebbero superato i 19 cent al minuto (senza Iva).

L’addio al roaming però è stato adeso posticipato al 2018. Inizialmente, come detto,  il Parlamento europeo aveva chiesto che il roaming terminasse a dicembre di quest’anno, poi l’Italia durante il semestre di presidenza aveva spostato lo stop a metà 2016, ma alla fine gli Stati membri hanno concordato un’ulteriore trattativa con il Parlamento. Secondo la quale è prevista una fase di transizione che durerà fino a metà 2018, quando la Ue potrà poi decidere la fine delle tariffe roaming. È questa la decisione favorita dai Paesi piccoli e medi della Ue ai quali si è aggiunta la Francia. Italia, Regno Unito, Spagna e Germania si sono schierati per la soluzione dello stop nel 2016.

Nella fase di transizione, dall’entrata in vigore del regolamento, sarebbe prevista l’applicazione di un carico di 5 centesimi al minuto quando vengono superati 5 minuti di contatto telefonico, 5 sms e 5 mb di downloading. Si tratta di tariffe inferiori alle attuali, ma che lasciano pur sempre intatto il sistema del roaming.

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