Famiglia, nasce il manuale del papà separato
FIRENZE – La sindrome da alienazione genitoriale, l’affidamento condiviso, la scelta dell’avvocato per la separazione, la mediazione familiare, la gestione della casa: queste solo alcune delle questioni che potrebbe incontrare un padre che sta per separarsi. Per aiutare la figura paterna ad essere tutelato in questa situazione nasce il «Manuale del papà separato» di Maurizio Quilici, giornalista professionista e fondatore nel 1988 dell’Istituto di studi sulla paternità.
Si tratta di un volume, presentato a Firenze, che si muove per metà sul versante giuridico e per l’altra metà su quello psico-pedagogico, per dare un valido supporto alle famiglie che affrontano la separazione. In Italia ogni anno circa 170mila persone vivono il trauma della separazione e circa 100mila bambini vedono uno dei due genitori allontanarsi. Nel volume si affrontano le problematiche che spesso accompagnano la figura paterna: problemi legali, economici, affettivi e anche psicologici.
Come ci raccontano film e fiction, i padri di oggi sono molto più sensibili ed affezionati ai propri figli, ci tengono a prendere l’affidamento e sono in grado di portare avanti da soli la famiglia. I bambini figli di separati devono confrontarsi col senso di vuoto, che porta al senso di colpa e fallimento. Sono problemi che, pur con la consapevolezza dell’adulto, finisce per dover affrontare anche il coniuge che se ne va e resta senza figli, ovvero li vede magari un week-end sì e uno no, che vuol dire la difficoltà ogni volta di riallacciare i rapporti.
Il libro di Maurizio Quilici è dedicato ai papà ma farebbero molto bene a leggerlo anche le mamme. E’ un utile strumento per razionalizzare i fenomeni improvvisi che travolgono i genitori che si separano aiutandoli a fare il punto con un minimo di obiettività. «Non più chiusi in una corazza, i padri sanno esternare dolcezza e tenerezza, sanno manifestare i propri slanci senza timore, per questo, di perdere in virilità» scrive l’autore.
Andrea Mazzeo
L’incipit (dell’articolo) non promette niente di buono: la famigerata PAS (sindrome di alienazione genitoriale) non ha alcuna base scientifica, non è mai entrata in nessuna classificazione ufficiale dei disturbi mentali, è solo spazzatura. Su di essa si è pronunciato lo scorso anno il Ministro della salute, rigettandola. Continuare a parlarne è segno di una paurosa arretratezza culturale.