
Pensioni: le proposte di Boeri. Flessibilità in uscita e lotta alla povertà. Ma tace (per ora) sui tagli alle pensioni

ROMA – La riforma del sistema pensionistico deve basarsi su 5 punti cardine: flessibilità sostenibile, una rete di protezione sociale dai 55 anni in su, l’unificazione del pagamento delle pensioni, l’armonizzazione dei trattamenti e nuove opportunità di versare i contributi. È la proposta del presidente dell’Inps, Tito Boeri, illustrata al parlamento nel corso della presentazione della relazione annuale dell’Istituto. Una relazione che però non rivela le ipotesi di taglio alle pensioni in essere che da tempo agitano il presidente dell’Inps. È possibile che Matteo Renzi l’abbia stoppato, volendo riservare l’amara sorpresa ai pensionati più avanti, quando presenterà la Legge di stabilità. Quando la protesta delle pantere grigie esploderà comunque.
CARDINI – I due cardini delle proposte di Boeri sono “Flessibilità sostenibile” e “una rete di protezione sociale dai 55 anni in su”. “Abbiamo predisposto una bozza di riforma – ha detto Boeri – e l’abbiamo sottoposta all’attenzione dell’Esecutivo”. La proposta è stata formulata “non per esigenze di cassa – ha spiegato Boeri – ma ricercando maggiore equità, tanto tra le generazioni diverse che all’interno di ciascuna generazione”.
PROTEZIONE SOCIALE – Il primo dei cinque cardini della proposta dell’Inps riguarda la creazione di una rete di protezione sociale per gli over 55 senza lavoro. Per Boeri si tratta del primo passo “verso l’introduzione di quella rete di base, di quel reddito minimo garantito che oggi manca nel nostro Paese”. Questo, secondo l’istituto di previdenza, porterà a distinguere assistenza e previdenza anche a livello contabile. Per questa via si “potrà superare un vizio di origine del sistema contributivo”, cioè quello “di non prevedere prestazioni minime per chi non ha altri redditi e ha accumulato un montante contributivo troppo basso per garantirsi una pensione al di sopra della soglia di povertà”.
FLESSIBILITÀ – Boeri è convinto poi che il sistema contributivo consenta una certa flessibilità in uscita. Basta spalmare il montante accumulato nel corso della vita lavorativa in relazione all’età di uscita e alla speranza di vita residua. “Chi va in pensione prima – ha proseguito – deve spalmare questa cifra su molti più mesi di chi va in pensione più tardi”. Quindi l’assegno previdenziale sarà più basso per chi lo incassa prima. “Posto che le pensioni siano sufficienti a garantire una vita dignitosa, senza comportare l’intervento dell’assistenza sociale – ha aggiunto – questa è una flessibilità sostenibile”.
PENSIONI D’ORO – Ovviamente non poteva mancare l’accenno a un altro pallino dell’economista bocconiano: i tagli alle pensioni d’oro, già dichiarati incostituzionali. I redditi pensionistici più elevati dovrebbero contribuire al ”finanziamento di uscite verso la pensione più flessibile. Crediamo sia giusto -dice Boeri- chiedere a chi ha redditi pensionistici elevati, in virtù di trattamenti molto più vantaggiosi di quelli di cui godranno i pensionati di domani, un contributo”. Ma la Corte costituzionale ha già stabilito che questo tipo d’intervento va operato ricorrendo alla fiscalità generale.
VITALIZI – Boeri se la prende anche con i vitalizi. I vitalizi dei parlamentari sono ”stati sottratti alle riforme previdenziali degli ultimi 25 anni. È auspicabile che Camera e Senato rendano pubbliche le regole che sono state alla base di vitalizi” che, osserva il presidente, ”oggi non sono disponibili. Questa circostanza impedisce ogni valutazione e ogni comparazione con il trattamento riservato ad altri pensionati. La trasparenza sulle gestioni speciali -osserva Boeri – serve a cementare il patto di integrazione”. Aggiungiamo noi che l’analisi dovrebbe essere estesa ai vitalizi dei consiglieri regionali.
