Referendum e riforme costituzionali: quale Italia il 5 dicembre 2016? Dal politichese alle aspettative della gente

BELLUNO – La campagna referendaria prosegue con accenti sempre più da fibrillazione, soprattutto nei dibattiti tv, da parte dei sostenitori del Si e del No. Difficile assistere nel nostro paese, dove tutto viene drammatizzato, a un dibattito o a un confronto equilibrato, senza accenti polemici, volto a spiegare, come giusto, alle persone il vero contenuto della riforma. Per fortuna questo avviene invece in piccoli centri, come ad esempio Santa Giustina bellunese; in questa località, nel quadro di «Parliamo di.. diritto», un ciclo di incontri proposto dalla Parrocchia, si è svolto in oratorio con una partecipatissima (oltre 150 persone) e interessante serata per cominciare ad analizzare la riforma costituzionale che sarà oggetto del referendum il 4 dicembre.
L’intento degli organizzatori – in particolare di don Giuseppe Bratti, cappellano della parrocchia , vera anima di molte iniziative interessanti per la comunità – era quello di superare l’idea che il 4 dicembre gli italiani siano chiamati a una scelta di voto legata a motivi “politici”, e soprattutto quella di fornire un’obiettiva informazione su quali siano i contenuti di questa riforma, e quale impatto avrà sullo Stato, sulle istituzioni locali ma anche sui cittadini.
L’incontro, dal titolo “La Riforma Costituzionale in attesa del referendum: presentazione e analisi critica”, ha visto nel ruolo di moderatore l’avvocato Federico Garlet, che ha agito con competeza e imparzialità, sottolineando all’inizio l’importanza del tema trattato e la necessità di votare informati.
Il dibattito ha visto la partecipazione del senatore Roberto Cociancich, avvocato, politico ed educatore, e presidente della Conferenza internazionale cattolica dello scoutismo, eletto nelle file del Pd. È stato tra coloro che hanno avuto un ruolo attivo nell’approvazione parlamentare della Riforma e ha spiegato in modo molto chiaro e non di parte i principali contenuti della legge che siamo chiamati ad approvare o a cassare il 4 dicembre. I punti salienti della riforma sono sostanzialmente il superamento del sistema bicamerale, con la nuova veste e le nuove funzioni del senato, il rafforzamento della governabilità, la modifica del titolo V della costituzione, la semplificazione, trasparenza e razionalizzazione della macchina amministrativa. Il senatore ha insistito soprattutto sui primi aspetti, ha spiegato quali siano le novità introdotte dalla riforma per garantire la riduzione dei parlamentari, la fine della navetta – per l’approvazione delle leggi – fra una camera e l’altra, la possibilità del governo di chiedere un voto a data certa alla Camera, l’unico ramo del parlamento che accorderà la fiducia all’esecutivo. Ha ricordato inoltre come le regioni siano fra le maggiori responsabili dell’aumento della spesa pubblica e che quindi occorra intervenire per razionalizzare (cioè ridurre) le competenze fra Stato e regioni, causa di un contenzioso infinito davanti alla Corte costituzionale.
E’ intervenuto anche Paolo Padoin, già prefetto di Firenze, di cui leggete molti articoli sul nostro giornale, che ha tracciato la storia dei tentativi di riforma della costituzione degli ultimi venti anni, uno dei quali andato a buon fine (riforma del titolo V) nel 2001 approvato dal centrosinistra con maggioranza di soli tre voti di scarto, le cui conseguenze negative sono state ribadite e ampliate. Ha inoltre sottolineato un aspetto poco conosciuto del nostro ordinamento: nel sistema di elezione (o meglio di scelta) di consigli delle città metropolitane, delle nuove province e del Senato è esclusa completamente la partecipazione dei cittadini, visto che i componenti di queste assemblee sono votati solo da sindaci e consiglieri regionali. In barba alla partecipazione popolare! Qualche accenno alle posizioni eccessive di ambo le parti durante questa campagna, derivanti anche da un errore, riconosciuto dallo stesso Renzi che ha presentato inizialmente l’evento come un voto pro o contro il premier. In sostanza, secondo Padoin, dalla riforma non deriveranno vantaggi tangibili per i cittadini, ma non costituisce né il male assoluto, né la panacea di tutti i mali. Un rischio eventuale potrebbe essere insito in futuro qualora non venisse modificata, come invece ha promesso Renzi, la legge elettorale, l’Italicum. Questa infatti assegna un premio di maggioranza che, secondo i commentatori alfieri del No, sarebbe troppo elevato soprattutto se attribuito a una lista e non a una coalizione. Collegata alle riforme costituzionali potrebbe assegnare troppo potere alla lista che prevale.
Una serie di domande del pubblico ha concluso l’interessante e produttiva serata, che ha soddisfatto visibilmente i partecipanti. Auspichiamo vivamente che iniziative di questo genere si moltiplichino per far sì che gli elettori vadano al seggio informati e convinti.