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Monte Paschi: Il Cda conferma l’emissione di 15 mld di bond. Nel 2016 il titolo è sceso dell’87,8%

SIENA – Con il cda di fine anno, Mps ha fatto il punto su una situazione fluida, con più incognite che certezze. Il board si è riunito a Siena, anche se la gran parte dei consiglieri era in conference call, per studiare i dettagli dell’emissione di 15 miliardi di bond che nel 2017 permetterà a Rocca Salimbeni di tornare ai livelli di liquidità di fine 2015. Lo sblocco della situazione è arrivato con il via libera dell’Ue alla garanzia di Stato sulle nuove passività. Ma per Montepaschi il 2016 è stato un anno da dimenticare: in Piazza Affari il titolo è sceso dell’ 87,8%, bruciando 3,2 miliardi.

L”unico passo formale del cda, comunque, è stata la presa d’atto delle dimissioni del consigliere Christian Whamond, che nel 2015 era subentrato a David Martinez, all’epoca numero uno di Fintech, che ora non è più azionista. L’emissione dei bond garantirà a Mps il rafforzamento immediato della cassa, che permetterà alla banca di onorare i propri debiti nonostante il calo di liquidità. Ma è solo il primo degli appuntamenti in programma nel 2017. L’altro è il nuovo piano industriale, indispensabile all’intervento dello Stato, che proseguirà con la ricapitalizzazione  precauzionale. Il Governo diventerà azionista della banca al 70%, con un investimento da 6,6 miliardi.

Qualche spunto sulle prossime mosse di Mps lo ha dato il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta. Non è detto che la ricapitalizzazione salga da 5 a 8,8 miliardi, come ha chiesto la Bce facendo infuriare il Governo. «Confidiamo che il negoziato con le autorità europee duri meno di due mesi – ha detto Baretta – e porti a una riduzione sensibile della cifra».

L’altro timore degli osservatori è che a pagare l’intervento dello Stato siano anche dai lavoratori di Mps. Le 500 filiali in meno e i 2.900 esuberi previsti dal piano industriale di ottobre, ha detto il sottosegretario, potrebbero essere confermati, anche perché l’intervento dello Stato deve ridurre le tensioni sociali e non aumentarle.

Secondo il calendario di Rocca Salimbeni, la bozza del nuovo piano dovrà essere pronta prima della fine di gennaio. A quel punto comincerà il confronto con il Tesoro, in modo da poter portare a Bruxelles il progetto definito entro marzo, dando avvio alla discussione con la Commissione europea. Poi c’è il fronte dei crediti deteriorati. La banca senese dovrà liberarsene seguendo una strada diversa da quella tramontata insieme al piano di salvataggio sul mercato. I vertici di Mps stanno studiando varie alternative.

Stavolta, comunque, faranno senza il fondo Atlante 2, protagonista invece della cessione dei crediti deteriorati per le good bank Banca Etruria, Banca Marche e Carichieti. Anche i cda dei tre istituti si sono riuniti ma solo per un aggiornamento, non essendo ancora pronta la proposta da parte di Atlante, che ha già deliberato di acquistare circa due terzi dei 3,5 miliardi di euro di Npl ancora in portafoglio. L’operazione è propedeutica alla cessione delle tre banche a Ubi. La vendita, inizialmente prevista per fine anno, è slittata a gennaio. Sarà infatti necessario un nuovo passaggio con Bruxelles.

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