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Francia: il governo prepara una stretta sull’immigrazione. Aumento delle forze dell’ordine a Calais, sorveglianza rigida a Ventimiglia

PARIGI – Mentre in un incontro a tre con i colleghi Minniti (Italia) e de Maizière (Germania) il ministro dell’interno Collomb sembra aver effettuato una cauta apertura alle esigenze italiane, altri segnali invece dimostrerebbero che la Francia va verso un irrigidimento dell’accoglienza e dell’apertura delle frontiere.

Il primo ministro francese Edouard Philippe ha infatti annunciato «un piano d’azione ambizioso entro 1o giorni per ridare senso alla nostra tradizione d’asilo». Si tratterà di definire una linea chiara sulla crisi dei migranti, uscendo dal doppio binario che sembra essersi delineato in queste prime settimane di Emmanuel Macron all’Eliseo: da un lato un presidente che, a livello internazionale, chiede più umanità per i migranti e, in una recente intervista al Corriere della Sera, arriva ad ammonire i Paesi dell’Est sul dovere dell’accoglienza e sul rispetto dei valori comuni, «l’Europa non è un supermercato»; dall’altro un ministro dell’Interno, Gérard Collomb, che prosegue nella linea di fermezza adottata dai suoi predecessori socialisti, Manuel Valls e Bernard Cazeneuve, e arriva a definire Calais «un ascesso» e i migranti «incistati» in quel che era il campo sgomberato mesi fa.

«Umanità» e «fermezza» sembrano dunque essere i pilastri della politica francese sulla questione dei migranti, e non si sa se le contraddizioni viste finora derivino da una ripartizione consapevole dei ruoli — a Macron l’umanità, a Collomb la fermezza — o dalle incertezze di un governo che sta cominciando appena adesso il suo quinquennio. Fatto sta che venerdì scorso il presidente della Repubblica teneva una conferenza stampa comune con la cancelliera Angela Merkel al Consiglio europeo di Bruxelles per dire che «dobbiamo accogliere i rifugiati, è il nostro dovere e il nostro onore», proprio mentre il ministro Collomb andava in visita a Calais per annunciare l’aumento delle forze dell’ordine fino a 700 tra poliziotti e gendarmi. Un’impostazione solo repressiva, fatta per scoraggiare quanti avessero ancora in mente di raggiungere Calais o in generale la Francia.

La stessa politica realizzata a Ventimiglia, alla frontiera con l’Italia. Quando il presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni è andato in visita all’Eliseo, il 21 maggio scorso, Macron ha riconosciuto che l’Europa «non aveva ascoltato in tempo le grida di allarme dell’Italia» sui migranti, facendo capire che con lui le cose sarebbero cambiate. Per adesso, e in attesa del piano d’azione annunciato dal premier Philippe, il confine di Ventimiglia resta bloccato ai migranti che arrivano in Italia ma vorrebbero passare in Francia. Nei prossimi giorni il ministro Collomb è atteso alla frontiera, che segna la differenza tra due modi di affrontare l’emergenza: dal lato italiano, il campo di Ventimiglia aperto dalla Croce Rossa quasi un anno fa è destinato a ingrandirsi, perché «abbiamo avuto istruzioni dalla prefettura di Imperia di accogliere tutti quelli che lo vogliono, senza limite numerico», ha detto a France Info Fiammetta Cogliolo, portavoce dell’organizzazione umanitaria. Nessun campo di accoglienza invece dal lato francese, e chi cerca di aiutare i migranti viene portato in tribunale.

Né credo che la recente riunione parigina avrà riflessi sulla situazione attuale; ci si è accordati, in linea di principio, su una strategia europea, ma ogni paese vuole continuare ad avere le mani libere per frenare l’invasione delle sue città e dei suoi borghi. E Italia e Grecia restano in mezzo al guado.

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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