Pensioni: il Pd propone una modifica costituzionale per tagliare quelle cosiddette d’oro (da 3.000 euro lordi in su)
ROMA – Vogliono tagliare le pensioni. Le chiamano d’oro ma sarebbero quelle da 3.000 euro lordi in su. Alcuni esponenti Pd (undici deputati) hanno proposto addirittura una modifica costituzionale per raggiungere l’obiettivo, che è demagogia pura. Dal momento che si sta parlando di assegni maturati, nella stragrande maggioranza dei casi, da persone che hanno versato contributi per 40 anni e oltre, pagando contemporaneamente salatissime tasse. Del taglio delle pensioni, com’è noto, ne parlano da tempo Tito Boeri, presidente dell’Inps, ma anche il giornalista Mario Giordano, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni (ma gli altri gruppi del centrodestra che cosa ne pensano?) e, da ultimo, anche Papa Francesco. La Costituzione dice che tutti i cittadini, lavoratori attivi e pensionati, sono tenuti a pagare le tasse in proporzione al reddito. La modifica costituzionale permetterebbe di ridurre le pensioni in godimento senza più alcun ostacolo legale, mettendo la Corte Costituzionale in condizioni di non poter più intervenire a tutela dei pensionati. Tutto questo potrebbe andare a vantaggio di chi non ha mai versato contributi (magari evadendo anche le tasse) e ora aspetta l’aiuto dello Stato a spese di chi si è comportato da cittadino integerrimo.
PROPOSTE – Sono state assegnate alla Prima Commissione Affari Costituzionali (Sede referente) due proposte di legge (AC: n° 3478/15 e n°3858/16) che si propongono di modificare l’articolo 38 della Costituzione. Nel testo della prima si dice che «La presente proposta di legge costituzionale intende dunque introdurre nella Costituzione nuovi princìpi cardine ai quali devono conformarsi gli istituti previdenziali e assistenziali previsti dalla Carta». Il testo della seconda è il seguente: «Il sistema previdenziale è improntato ad assicurare l’adeguatezza dei trattamenti, la solidarietà e l’equità tra le generazioni nonché la sostenibilità finanziaria». Questa modifiche, ove adottate, renderebbero possibile intervenire sulle pensioni in godimento (ovviamente) riducendole, e limiterebbero la tutela legale delle pensioni presenti e passate, il cui ammontare verrebbe ridefinito liberamente dal parlamento di turno, senza le presenti, e imprescindibili, garanzie costituzionali.
La proposta è ad iniziativa di una frotta di deputati Pd + 1 Si, e si tratta di: PREZIOSI Ernesto; BRAGANTINI Paola; CAPONE Salvatore; CASATI Ezio Primo; DONATI Marco; IORI Vanna; MANFREDI Massimiliano; MINNUCCI Emiliano; PICCOLO Salvatore; ROTTA Alessia; RUBINATO Simonetta; VENITTELLI Laura.
CONFEDIR – La notizia, con i particolari, è stata resa nota da Stefano Biasioli, Segretario Generale CONFEDIR P.A. dall’aprile 2008 in poi. Che è stato il promotore dei ricorsi dei pensionati contro i provvedimenti illegittimi dei governi Monti, Letta e Renzi, che hanno portato alle pronunce della Consulta in merito alla mancata perequazione e ai contributi accollati alle cosiddette pensioni d’oro. Continuando in questa preziosa opera d’informazione ha inviato a Firenzepost, che ha combattuto e sta combattendo efficacemente la battaglia a favore dei pensionati, un dossier molto esaustivo, dal quale traiamo queste succinte considerazioni, riservandoci di approfondire l’argomento, ma avvertendo fin d’ora tutti i nostri lettori del pericolo insito nelle iniziative di questi parlamentari. Lascio a lui la parola per illustrare la situazione attuale e le prospettive future.
DISCRIMINAZIONE – «La Relazione di accompagnamento ai progetti di legge recita testualmente: Ma non si può considerare equo un Paese nel quale il sistema pensionistico discrimina fra pensionati di generazioni diverse. Viene meno un caposaldo della Costituzione, il principio di uguaglianza. Per questo, nella proposta si prevede che gli istituti, previsti dall’attuale articolo 38 della Costituzione e predisposti o integrati dallo Stato, devono essere informati ai princìpi di equità, ragionevolezza e non discriminazione tra le generazioni. Non basta più un patto generazionale o un patto di genere. Serve il riconoscimento formale in Costituzione del diritto delle future generazioni e di uomini e donne a una pensione decente».
VIGILANZA– Continua il documento di Biasioli: «Noi, che parlamentari o legulei non siamo (ma pensionati INPS, dopo lunghi decenni di lavoro e contributi) dissentiamo profondamente sia dalle proposte di legge che dalla relazione accompagnatoria. Secondo noi, questa modifica, ove sventuratamente adottata, renderebbe possibile intervenire sulle pensioni in godimento (ovviamente) riducendole. E’ evidente che, nel caso in cui le suddette proposte venissero approvate, verrebbe a mancare ogni possibilità di tutela legale delle PENSIONI ATTUALI e FUTURE, il cui ammontare verrebbe RIDEFINITO dal Parlamento di turno, in modo da reperire le risorse necessarie al finanziamento delle NECESSITA’ SOCIALI ed ASSISTENZIALI, di volta in volta emergenti. Risorse, ovviamente, da mettere a carico dell’INPS e dei pensionati INPS. In analogia a quanto avvenuto nei decenni scorsi ed in particolare negli anni 2013-2018. Gli ottimisti pensano che – a fine legislatura- le citate proposte di legge avranno vita breve (non diventeranno legge). I pessimisti, invece, sono convinti che esse siano un segno dei tempi e possano essere ripresentate, a breve, dal prossimo Parlamento. Comunque sia, occorre essere vigili».
Per questo, per fare chiarezza, pubblicheremo, a puntate, tutta la documentazione che ci è stata inviata, rileggendo con attenzione sia l’attuale art. 38 della Costituzione , sia il testo oggi in discussione ed infine la corrispondenza intercorsa in merito. L’intera proposta costituisce un autentico attentato al tenore di vita attuale e futuro di tutti i pensionati INPS. Pertanto occhi aperti, noi vigileremo e vi informeremo, ma seguiteci in quest’ulteriore battaglia, decisiva per la nostra sopravvivenza.