Ex brigatisti: Barbara Balzerani su Facebook, celebriamo l’anniversario del rapimento di Aldo Moro
La nefasta scia degli anni di piombo e dei loro cupi protagonisti, anche nel cinquantennale del’68, non abbandona l’Italia grazie alla presunzione, all’arroganza e alla pubblicità eccessiva che viene data alle esternazioni dei reduci di quegli anni, molti dei quali condannati per gravi fatti di sangue, usciti di galera dopo aver scontato pene ridicole grazie alla nostra legislazione premiale, e quindi riabilitati e reinseriti con tutto gli onori nella nostra società grazie a politici, intellettuali, mass media e amministrazioni compiacenti.
Questi reduci non solo non si accontentano di aver pagato molto poco per i loro delitti, ma pretendono di tornare al proscenio spesso deridendo e offendendo le loro vittime e il popolo italiano. E’ il caso di Cesare Battisti, libero in Brasile grazie al Presidente Lula, e adesso, caso ancor più eclatante, di Barbara Balzerani.
Si perché, lo ricordiamo a beneficio di coloro che non hanno vissuto quegli anni, l’ex brigatista rossa, Barbara Balzerani, faceva parte del gruppo che portò a termine il sequestro dell’ex presidente del Consiglio Aldo Moro, avvenuto in Via Fani il 16 marzo 1978, poi assassinato dalle stesse Br. A quasi quarant’anni esatti da quel giorno, la donna – ora libera e attiva nel campo della letteratura oltre che dell’informatica – si è lasciata sfuggire su Facebook: «Chi mi ospita oltre confine per i fasti del 40ennale?». Una frase che grida vendetta e che è stata immediatamente rimossa dal social network (è stato pubblicato lo scorso 9 gennaio), forse dalla stessa autrice, accortasi dell’enormità delle sue affermazioni. Ricordiamo che nell’assalto il commando Br, di cui lei faceva parte, uccise cinque persone, poliziotti e carabinieri che facevano parte della scorta del Presidente della Democrazia Cristiana.
Ma qualcuno, per sua sfortuna, aveva già notato il post, ed era proprio un altro brigatista, Raimondo Etro, anche lui coinvolto nel caso Moro (ha sempre rivendicato di custodire le armi utilizzate nel giorno della strage). L’uomo, pentito del suo passato, ha scritto una lettera alla Balzerani che è stata pubblicata anche sul Corriere della Sera, chiedendole almeno il rispetto per la figura dell’uomo politico della Democrazia Cristiana e per la sua famiglia. «Dopo avere letto il suo commento su Facebook nel quale – goliardicamente dice lei – chiede di ‘essere ospitata oltre confine per i fasti del quarantennale’… avendo anch’io fatto parte di quella setta denominata Brigate rosse – ha scritto Etro -…provo vergogna verso me stesso…e profonda pena verso di lei, talmente piena di sé da non rendersi neanche conto di quello che dice». Infine, una chiusura piuttosto macabra, che allunga le ombre sul passato dei due ex brigatisti: «Il silenzio sarebbe preferibile all’ostentazione di sé, per il misero risultato di avere qualche applauso da una minoranza di idioti che indossano la sciarpetta rossa o la kefiah. Ci rivedremo all’Inferno».
Non vogliamo augurare questa sorte alla ex brigatista rossa mai pentita, ma chiediamo a lei, così come agli altri numerosi suoi compagni di avventura che adesso ricoprono posti nelle amministrazioni, nei mass media, nella politica, di restare nell’ombra, contenti di come sono andate le cose per loro, e consapevoli di quanto diversa sia stata la sorte delle loro vittime e delle loro famiglie. Che hanno il diritto di essere quanto meno rispettate da coloro che hanno causato tanti dolori e tanti lutti in una sciagurata stagione della nostra Italia.