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Aeroporto di Firenze: la nebbia (politica ed economica) su Peretola. Facciamola svanire nel 2019

Negli ultimi giorni l’aeroporto di Firenze è stato di nuovo al centro della polemica per la nebbia e per i ritardi. Perfino il capitano della Fiorentina, German Pezzella, si è lamentato sui social per la paura di perdere in sala d’attesa ore preziose delle sue corte vacanze da trascorrere in Argentina. Non basta: da Toscana Aeroporti e da un lettore, il signor Guido Giacomo Corsi, ho ricevuto in queste ore due lunghe lettere che rimproverano a Firenze Post di non aver colto l’importanza della nuova pista per mitigare anche il pericolo nebbia che grava sul Vespucci. Il problema esiste. Ma sono quasi 50 anni che non lo si affronta. E si rinvia con mille, diecimila, centomila scuse.

LETTERE – Sgombriamo il campo dalle lettere. Quello a cui si riferiscono non era un commento, ma solo un inciso alla fine del «nebbioso» intervento di un consigliere della città metropolitana. Ininfluente. La cosa che mi stupisce è che si sia puntata l’attenzione su una riga in un contesto a sè stante, invece di valutare il fatto fondamentale: personalmente sono sempre stato un fautore dell’ampliamento dell’aeroporto di Firenze, sia nei 41 anni passati a La Nazione, sia nei 5 anni di direzione di Firenze Post. Prima di prendere carta e penna per fare una sottolineatura in rosso, sarebbe bene avere l’accortezza d’informarsi. Per non mettersi nelle condizioni di quello che, vedendo indicare la luna, punta l’occhio sul dito.

POLEMICHE – La storia dell’aeroporto di Firenze è piena di nebbia. Soprattutto politica ed anche economica. E di polemiche pretestuose. Cominciamo dall’inizio: rimasi di stucco, alla fine degli anni ’60 (ero un giovane collaboratore del giornale, allora) quando il progetto di nuovo scalo a San Giorgio a Colonica venne accantonato perchè da parte di alcuni industriali pratesi (spalleggiati anche da una frangia fiorentina) c’era l’intenzione, poi raggiunta, di usare quell’area per altri scopi. Il governo dell’epoca aveva già stanziato i fondi. Che vennero dirottati su Napoli Capodichino. Più tardi, anni ’80, la guerra all’aeroporto la fece il Pci. Durissima. Ed era una guerra contro Firenze da parte delle altre federazioni del partito. Nacque un dualismo con Pisa che non aveva, e non ha, ragione di esistere. Ma serviva, la spaccatura nel Pci che dominava la scena politica, per rimandare, rinviare, non far nulla. Al tempo stesso nemmeno il Galilei di Pisa, aeroporto sottoposto a servitù militare, cresceva tanto da poter dare una vera risposta alla richiesta di volare della Toscana. E falliva il tentativo di istituire un collegamento ferroviario veloce fra Santa Maria Novella e Pisa con la possibilità di fare il check-in a bordo. Pochi i passeggeri, scarso il ricavo per Fs: il treno veloce diventò lento e le hostess del check-in sparirono.

GIANNOTTI – Più tardi, quando alla guida di Peretola si avvicendarono Valentino Giannotti e Riccardo Bicchi (il secondo ex assessore regionale ai trasporti, di provenienza comunista ma di vedute assai lungimiranti) mi trovai a sostenere, dalle colonne del giornale, aspre battaglie per l’allungamento della pista a 1.200 metri. Un allungamento indispensabile, ma sempre ostacolato dalla politica in maniera del tutto miope. Sindaco di Firenze diventò un gran personaggio del mondo del teatro: Massimo Bogianckino. Disse che l’aeroporto assomigliava, più che altro, a una tabaccheria. La frase secca, pronunciata da un uomo abituato ai viaggi in tutto il mondo, fece breccia e richiamò al problema anche la sensibilità dei distratti.

RIGGIO – Una decina d’anni fa, con Vito Riggio presidente dell’Enac, il nodo venne al pettine con la classificazione degli aeroporti italiani. O ci si decideva a mettere insieme Firenze e Pisa, in modo da creare un unico polo aeroportuale toscano, o potevamo chiudere. A vantaggio di Bologna, Genova e della stessa Roma. Con tanti saluti alla voglia di volare della Toscana. Nel febbraio 2012, finalmente, la Regione capì che doveva muoversi a favore dello sviluppo del territorio. Enrico Rossi convocò improvvisamente una conferenza stampa e lanciò l’idea del progetto per i due aeroporti. Subito si sollevarono i sindaci della Piana. E in consiglio regionale cominciò lo stillicidio del Pit, il Piano di indirizzo territoriale che ognuno girava a piacimento. Pur di perdere tempo. Poi l’avvento, decisivo, di un signore armeno-argentino che di aeroporti se ne intende: Eduardo Eurnekian. Ne gestisce oltre 50 in tutto il mondo. Decise di acquistare la maggioranza delle azioni sia del Vespucci che del Galilei.

CONFERENZA – Il governo Renzi, pur fra infiniti errori in tanti settori, nel caso specifico vide giusto. Via libera e finanziamenti per il progetto di Firenze e Pisa. Nel frattempo anche gli industriali, un tempo ostili e al più indifferenti, avevano cominciato a capire che un aeroporto vero, per una città che ospita 12 milioni di visitatori l’anno, era indispensabile. Ma il ripetitivo stop and go di decenni era riuscito a provocare quantomeno ritardi gravi. Fino a che piomba sulla scena un governo che non vuol saperne di opere utili e cerca di assecondare chi protesta. E siamo arrivati all’oggi: anzi alla conferenza dei servizi del 29 gennaio. Decisiva. Con i laghetti e gli orti sistemati e null’altro che possa opporsi all’ampliamento. Ed è a quello che si deve guardare. Impegnando ogni risorsa, anche mentale. Raggiungere la Luna dopo 50 anni giusti che il primo uomo ci ha messo piede. Lasciando perdere il dito di maestrini che non si sa bene che cosa vogliano indicare.

 

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Sandro Bennucci

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