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Chiesa Italia, remunerazioni: i parroci percepiscono in media 1200 – 1300 euro mensili , i vescovi 1500 – 1600

ROMA – Un interessante e documentato articolo di Gian Guido Vecchi, pubblicato sul Corriere della sera di ieri, 19 ottobre, ci informa di una realtà della quale non molti sono a conoscenza. I sacerdoti hanno dalla Chiesa in media 1.100 euro con cui si pagano vestiti, benzina e incombenze varie. Le interviste realizzate dal giornalista illustrano la situazione di preti e parroci nelle varie città e paesi d’Italia.

Nell’ultimo consiglio della Cei, il 26 settembre, la «remunerazione» dei sacerdoti è stata aumentata per la prima volta dopo dieci anni, e di appena 20 euro al mese. Per scelta dei vescovi, dal 2009 era rimasta bloccata, senza adeguamenti all’inflazione, come «segno di partecipazione» alla crisi. Il sistema nato con la legge 222 del 1985 prevede che ogni prete abbia un certo numero di «punti», secondo gli incarichi e l’anzianità, con un minimo di 80.

Ora si è deciso che l’anno prossimo il «punto» passerà dai 12,36 di dieci anni fa a 12,61 euro: lo stipendio minimo salirà da 988,80 a 1.008,80 euro lordi al mese per dodici mesi, non c’è tredicesima. In media, un parroco arriva a prendere tra i 1.200 e i 1.300 euro e un vescovo tra i 1.500 e i 1.600. Se ha già uno stipendio, ad esempio come insegnante, la remunerazione si limita a colmare la differenza.

Gli oltre 31 mila preti nel sistema dell’Istituto per il sostentamento del clero vengono sostenuti dalle offerte e per buona parte dai fondi dell’otto per mille. I soldi risparmiati con il blocco delle retribuzioni, milioni di euro, sono serviti alla Cei per aumentare gli stanziamenti in opere di carità: dai 205 milioni del 2009 ai 275 milioni del 2017, ultimo dato disponibile, mentre le spese per il clero scendevano da 381 a 350 milioni. E questo in un momento storico nel quale le offerte dei fedeli per i sacerdoti crollano: dai 17 milioni e 470 mila euro del 2005 ai 9 milioni e 609 euro del 2017.

Gian Guido Vecchi ha intervistato anche Don Ivan Maffeis, sottosegretario e portavoce della Cei, il quale traccia un quadro realistico della situazione attuale: «Il calo delle offerte è un segno di disaffezione e mancanza di fiducia. Ma quello che non dovrebbe permetterci di dormire è che con i nostri scandali noi sconcertiamo e allontaniamo le persone dall’appartenenza ecclesiale. Papa Francesco dice che i pastori devono avere l’“odore delle pecore”. Le pecore non ti lasciano, sono loro che ti tengono in piedi e tengono in piedi anche la tua fede». Qui sta l’essenziale: «La Chiesa italiana è radicata nel territorio, tanti parroci servono con semplicità e umiltà. A un prete non manca nulla, anche se non ha un grande stipendio, perché la gente gli vuole bene. La gente è disposta a perdonare tante cose, ma quello che non ci perdona è l’attaccamento ai soldi. È una vita sobria che oggi testimonia la tua fedeltà al Vangelo».

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