Pensioni Quota 100: scade nel 2022, si studia quota 102 o 103. Confronto fra gli esperti
ROMA – Nel 2020-21 ci saranno le ultime opportunità per lasciare il mondo del lavoro ricorrendo alla pensione agevolata della Quota 100. Dalla fine del prossimo anno tornerà lo scalone anagrafico, che dagli attuali 62 anni (e 38 di contributi) della Quota 100, richiederà 67 anni di età per la pensione di vecchiaia e almeno 42 anni e 10 mesi di contributi (uno in meno per le donne) per quella anticipata. Non solo: dal 2026 riprenderà la progressione del requisito pensionistico dovuta all’adeguamento alle speranze di vita (scatti), ritornando ad applicarsi le regole della Legge Fornero.
Per arginare l’ondata di malcontento, il Governo studia da tempo meccanismi e formule intermedie dal 2022, operando un compromesso tra requisito anagrafico e contributivo. Ad esempio con la Quota 102.
La quota 102 è stata teorizzata dall’economista e presidente del Centro Studi e Ricerche “Itinerari Previdenziali” Alberto Brambilla, ex Sottosegretario al Ministero del Welfare con delega alla Previdenza Sociale. Si tratta di una formula simile alla Quyota 100: come suggerisce il nome prevede come requisito per la 64 anni di età e 38 di contributi, a cui si aggiungerebbero gli adeguamenti alla speranza di vita. Non solo: il rovescio della medaglia sarebbe il ricalcolo contributivo dell’assegno, sulla falsariga dell’Opzione Donna.
Lo stesso Brambilla si è fatto portavoce di ulteriori proposte, come la Quota 103 (64 anni di età e 39 di contributi) e l’estensione dei fondi di solidarietà o dell’esubero – sperimentati nei settori bancari, postali e assicurativi – per rendere le opzioni di flessibilità in uscita più convenienti per una più vasta platea di beneficiari, incontrandone le diverse necessità.
Non da ultimo, si potrebbe prorogare il congelamento degli scatti pensione, disallineando il requisito anagrafico dall’adeguamento alla speranza di vita.