Verifica e crisi di governo, il 4 gennaio potrebbe essere data cruciale
Il quasi ultimatum arrivato a Conte da Italia Viva per bocca di Rosato ha indubbiamente accelerato i tempi di una possibile crisi, visto che anche Renzi aveva richiesto sostanzialmente una risposta del premier entro i primi giorni di gennaio. Se lo strappo dovesse consumarsi – e c’è chi nella maggioranza ha cerchiato la data del 4 gennaio prossimo come quella di un potenziale showdown – Italia viva potrebbe passare a un appoggio esterno al governo che, tuttavia, avrebbe vita breve.
A quel punto gli scenari possibili sarebbero due. Le elezioni o la formazione del terzo governo della legislatura. Un governo di larghe intese guidato da una personalità di altissimo livello come Mario Draghi è l’opzione che non dispiace a Italia viva, ma a cui si oppone il Partito Democratico. Non c’è altra strada che quella delle elezioni, ha spiega il vice segretario dem Orlando dicendosi ostile a qualsiasi ipotesi di larghe intese.
I Cinque Stelle non credono all’ipotesi di un governissimo e la derubricano all’ennesima sparata di Renzi per fare paura a Giuseppe Conte, come sintetizza un parlamentare M5s di primo piano. Fra gli esponenti pentastellati c’è la convinzione che i renziani mirino al rimpasto per avere un ministero di peso come il Viminale (il solo, assieme alla Ricerca, ad essere attualmente guidato da un tecnico) da affidare a un esponente di rilievo di Italia viva come Ettore Rosato. In tal caso occorrerebbe riequilibrare i pesi e contrappesi nel governo, visto che il Pd non ha fatto mistero di puntare alla delega ai servizi, ma non solo.
I Cinque Stelle non farebbero le barricate davanti a un rimpasto, a condizione di mantenere i dicasteri loro assegnati. Conte teme di aprire questa partita, spiega un deputato Cinque Stelle, perché dovrebbe andare alle Camere a chiedere la fiducia. Oltre a questo, rimane il quesito su chi dovrà essere a chiedere questo rimpasto, perché nessuno tra le forze di maggioranza ha intenzione di fare il primo passo. In questo, osservano dal M5s, Renzi si è mosso bene, portando a palazzo Chigi soltanto un documento e lasciando palla, ancora una volta, al premier.
Dal Quirinale si invoca saggezza e si indicano i fronti aperti: Covid, vaccinazioni e utilizzo lungimirante e serio dei fondi del Recovery.
Quale sia la guida migliore per questa fase è decisione che spetta ovviamente al Parlamento, sono le forze politiche che costruiscono e modificano le maggioranze. In caso di rimpasto corposo probabilmente, con un cambio rilevante dei componenti dell’esecutivo, servirebbe un nuovo voto di fiducia al Conte 2 bis, mentre in caso di caduta del governo la via maestra sembrano essere le elezioni anticipate, anche se il Capo dello Stato le vedrebbe come ultima ratio. Al momento, stando alle posizioni espresse dai partiti, non esisterebbe una maggioranza europeista già pronta in Parlamento che possa subentrare in corsa a quella giallorossa, ma una fase di crisi aperta e lunga non garantirebbe le rapide risposte di governo che i cittadini, sconcertati dal teatrino della politica, richiedono in questo momento. Aspettando che Mattarella, primo responsabile di questa situazione fin da quando consentì la nascita dell’improbabile governo gialloverde, si decida a battere un colpo.