Ponte sullo stretto di Messina: la prima idea di Federico II di Borbone, nel 1840, rilanciata ora dal governo


Il governo di Giorgia Meloni, e in particolare il ministro Matteo Salvini, stanno rilanciando con forza il progetto di costruzione del Ponte sullo Stretto, che dovrebbe unire la Sicilia alla Calabria. Un progetto più volte citato da Berlusconi, quando era a capo dei precedenti governi di centrodestra, ma mai veramente portato in prima linea negli obiettivi dell’esecutivo.
Del resto non si tratta di un progetto recente perché già fin dai tempi del Regno delle Due Sicilie, sotto la dinastia dei Borboni, era nata l’idea di costruirlo. Ferdinando II voleva rendere i suoi possedimenti extra-iberici all’avanguardia, come dimostra la realizzazione della Napoli-Portici, prima linea ferroviaria costruita su suolo dell’attuale Italia peninsulare, e nel 1840 diede ordine di predisporre gli studi del caso. Ma gli esperti dell’epoca suggerirono al monarca di lasciar perdere, visti gli eccessivi costi.
Nel 1866 l’idea fu ripresa dal governo guidato da Bettino Ricasoli, del regno d’Italia, che iniziò a ragionare sulla possibilità di un collegamento fisico tra Sicilia e resto del Paese. Con Roma ancora sotto il controllo del Papato e Firenze capitale si pensava già al ponte. L’opera continuò a restare sulla carta per molto tempo e i dubbi esistenti furono accresciuti dopo il disastroso terremoto di Messina del 1908. Si comprese che la natura sismica del territorio non poteva essere sottovalutata. Neppure l’Italia fascista, che pure realizzò importanti opere infrastrutturali e di ammodernamento del Paese, seppe rispondere alla sfida.
I conflitti mondiali e le ricostruzioni di molti Paesi, fra cui l’Italia, fecero passare il progetto in secondo piano. Solo negli anni Cinquanta del secolo scorso, sulla scia del ‘boom economico’, i governi Dc ritirarono fuori l’idea di un ponte sullo stretto di Messina rimasta nel cassetto. Nel 1971 il governo Colombo decise l’istituzione di una società responsabile dello studio e progettazione dell’opera, la Stretto di Messina spa, che vedrà la luce solo dieci anni più tardi. Partecipanti dell’impresa Iri, Ferrovie dello Stato, Anas e Regione Calabria e Regione siciliana.
I progetti furono ripresi dal governo Berlusconi, e nel 2005 Impregilo si aggiudicò la gara di appalto, ma tutto si fermò immediatamente per supposti pericoli d’infiltrazioni mafiose. La Direzione investigativa antimafia infatti denunciò tentativi di infiltrazioni della criminalità organizzata. Cambiato governo, con l’avvento di Prodi fu deciso lo stop di ogni iter. Nel frattempo Stretto di Messina spa viene accorpata ad Anas.
Nel 2011 la Commissione europea non approvò il progetto, riproposto dal IV governo Berlusconi, e non lo inserì nella lista dei cantieri da finanziare nel quadro delle grandi reti di trasporti Ten-T. Caduto Berlusconi, nel 2013 il governo Monti, intronato dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, dichiarò che non c’erano finanziamenti e l’opera venne abbandonata. I successivi governi di centrosinistra completarono l’ostruzione al progetto, e il governo Letta mise in liquidazione Stretto di Messina Spa. Tornato al potere il destracentro, il governo Meloni rilancia, ma trova subito una risposta negativa dell’Europa.
E’ ben vero che l’agenda Ue per le grandi reti di trasporti (Ten-T) prevede un collegamento dalla Scandinavia alla Sicilia, il cosiddetto Corridoio Scandinavo Mediterraneo, ma a oggi il ponte sullo Stretto di Messina non risulta in alcun modo tra le componenti di questo programma. “Il collegamento non figura nell’elenco dei collegamenti transfrontalieri e collegamenti da realizzare per il completamento della rete TEN-T“, questo il chiarimento offerto dalla commissaria per i Trasporti, Adina Valean, nella risposta a un’interrogazione parlamentare risalente ad aprile 2021.
Sarà difficile andare avanti, ma probabilmente Salvini ci riproverà, tanto che ha annunciato una missione a Bruxelles, il 5 dicembre, per chiedere che “l’Europa faccia la sua parte”.
Ricomincia così l’ormai quasi bisecolare storia del Ponte sullo stretto, che, come spesso avviene nelle diatribe italiche, sembra diventato un ponte di destra al quale si oppongono le forze di sinistra. Bisogna tener conto però che l’Europa, pur con molti distinguo, ha deciso di realizzare, prima o poi, un collegamento fra la Scandinavia e la Sicilia, anche se questo non rientra fra le sue priorità assolute.
Salvini dovrà trovare alleati in seno agli altri Paesi interessati alla realizzazione del corridoio citato, ma l’Europa ormai ha dimostrato che, nel suo seno, le esigenze politiche prevalgono su tutto, e riteniamo che il leader leghista, etichettato dalla Ue come sovranista, non troverà molti appoggi alla sua causa.
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