
Firenze, Maggio Musicale: Norma, un successo al debutto con la Pratt

FIRENZE – Una decina di minuti d’applausi, particolarmente calorosi per la regina del Belcanto Jessica Pratt (Norma, per lei debutto assoluto), per Maria Laura Iacobellis (ottima Adalgisa) e per il direttore Michele Spotti, ha coronato il ritorno a Firenze della Norma di Vincenzo Bellini dopo ben 47 anni di assenza dai cartelloni.
L’accoglienza che le ha riservato il pubblico, che gremiva il Teatro del Maggio in ogni ordine di posti, dimostra che se ne accusava la mancanza.
Norma era un titolo molto rappresentato nelle prime stagioni dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, fra il 1928 e il 1935; poi una ricomparsa per decennio fino agli anni Settanta, in cui era stata fatta due volte, e poi il silenzio; speriamo che ora non ce la facciano agognare di nuovo per troppo tempo.
La “prima” di ieri sera, 9 marzo 2025, è partita bene, con una splendida sinfonia che ha suscitato il primo applauso all’Orchestra del Maggio e al direttore; dalla terza scena è Jessica Pratt a catalizzare l’attenzione, con un poeticissimo Casta diva, in sol maggiore come nella stesura originaria di Bellini (che lo abbassò al fa maggiore durante le prove del debutto per assecondare la primadonna Giuditta Pasta), seguito da un bellissimo Ah! bello a me ritorna.
Eseguiti in tono anche i duetti di Norma e Adalgisa, splendidi: le voci di Jessica Pratt e di Maria Laura Iacobellis si armonizzano alla perfezione e rapiscono gli ascoltatori. Ottima, anche questa volta, la resa del Coro, ben preparato da Lorenzo Fratini.
La regia di Andrea De Rosa colloca l’azione in un luogo cupo indefinito che evoca vagamente un campo di concentramento o un carcere alla Guantanamo; per la prima volta, a due anni abbondanti da quando è stato rifatto il palco, è stato messo in funzione il ponte mobile, utilizzato per far salire, a tempo debito, una sorta di bunker in cui Norma nasconde i figli avuti in segreto dal romano Pollione. Sicuramente regista e scenografo (Daniele Spanò) hanno calcato la mano sullo squallore, ma non meritavano le isolate contestazioni che si sono levate da qualche punto della sala alla fine.

Uno spettacolo che vale la pena vedere e soprattutto ascoltare. Repliche martedì 11 e venerdì 14 marzo alle 20 e domenica 16 marzo alle 15.30 (pochissimi posti rimasti per la pomeridiana); dettagli e biglietti su https://www.maggiofiorentino.com/events/norma
Roberta Manetti
risposta al signor Sandro: da dove ero io ho sentito forti le contestazioni alla regia (ero circondata da un gruppo di giovani spettatori con voci forti) e meno quelle al tenore, che, ahinoi, non erano affatto immeritate. Il confronto con le voci femminili, ma anche con Riccardo Zanellato (della cui conformità al ruolo pure non mi è rientrato di parlare) è impietoso. Concordo sull’inadeguatezza, anche se non ho voluto infierire e, visto che per essere leggibili gli articoli online devono avere un numero di battute limitato, ho preferito usarle per evidenziare i lati positivi e lodare chi era da lodare (Pratt, Iacobellis, Spotti, coro…).
Con questo rispondo anche al signor Giulio Vannini: anch’io sono stata molto disturbata dallo sparo (per fortuna uno solo e a fine sinfonia) e dal calcare la mano sullo squallore del contesto e su una violenza spalmata su tutta l’opera che ne appiattisce il crescendo drammatico, ma, venendo da un ancor più disturbante Rigoletto dove sparavano di continuo e a volte davvero in contrasto con l’azione (il duca entra furtivo nel seminterrato di Gilda abbattendo a pistolettate una luce al neon??), questa messinscena m’è parsa più tollerabile. Almeno non disturbava la musica!
Sandro
non mi sono sembrate così pesanti le contestazioni alla regia di questo spettacolo sicuramente non tradizionale, senza querce e falci, mentre invece nessuno parla dei sonori buu indirizzati al tenore, di cui anche questo articolo tace…
Giulio Vannini
Sono assolutamente d’accordo sulla grandezza dell’interpretazione della
Pratt, che in alcuni momenti è stata finissima e di un’assoluta
perfezione formale. I duetti sono stati magnifici e anche Iacobellis
merita grandi lodi. Non sono invece d’accordo sul tentativo di
minimizzare l’insuccesso della regia, che ha portato in scena
un’ambientazione eccessivamente vaga e violenta, con spari ed esecuzioni
incoerenti con il crescendo drammatico della storia, che solo nel
finale, dopo la confessione di Norma, culmina con la morte. È stata una
rivisitazione di cattivo gusto e in contrasto con il carattere e la
struttura dell’opera.