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Governo impugna la legge trentina su terzo mandato a Fugatti. Lega vota no e strappa. Meloni salta il festival di Zaia

Fugatti con Salvini (Foto d’archivio)

ROMA – Spaccatura, clamorosa, nel consiglio dei ministri. Che ha impugnato la legge trentina sul terzo mandato con il voto contrario della Lega. Si apre un nuovo strappo nella maggioranza proprio mentre a Venezia è in corso il festival delle regioni con l’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e l’attesa dell’arrivo della premier Giorgia Meloni, che alla fine, però, dà forfait: una forte influenza la “costringe al riposo”, fanno sapere dal suo staff.

Cancellati tutti gli impegni. Dunque, niente confronto col governatore del Friuli Venezia Giulia (rinviato a giovedì a Roma). E niente occasione per iniziare a immaginare il futuro del Veneto dopo Zaia, come era nelle suggestioni di tanti. Il governatore veneto la aspettava per parlarle (anche) di Venezia, e mostrarle le potenzialità di una città che non può essere “solo un lunapark”. Fedriga invece avrebbe voluto affrontare con lei la crisi politica che si è aperta a Trieste prima di decidere come uscirne.

Ma in realtà, appena si tocca la materia elettorale, nella maggioranza i partiti tornano a guardarsi con sospetto. Nel giorno in cui incassa il via libera alla delega sui Lep, che in prospettiva dovrebbe sbloccare il cammino dell’Autonomia differenziata, la Lega, soprattutto la base, mastica amaro per il nuovo stop imposto dagli alleati al terzo mandato,questa volta per la provincia autonoma di Trento. Maurizio Fugatti, presidente leghista al secondo mandato, la prende malissimo (“è un atto istituzionale molto pesante, con una chiara valenza politica”).

Matteo Salvini prova a minimizzare, “si tratta di una questione locale”, ma è di pochissime parole sulle questioni politiche nel corso di una conferenza stampa in cui, tra le altre cose, illustra il futuro del Ponte sullo Stretto. E non entra proprio nell’altra crisi, quella del Friuli Venezia Giulia, deflagrata nel fine settimana (mentre Meloni era impegnata nell’incontro tra Ursula von der Leyen e J.D.Vance ospitato a Palazzo Chigi) sempre per un braccio di ferro con Fratelli d’Italia, in questo caso sulla gestione della sanità regionale. Tutti gli assessori regionali, tranne i tre di Fdi, hanno rimesso le deleghe. Fedriga si era preso il tempo di arrivare a un colloquio con la premier per valutare il da farsi, sottolineando però che la questione (innescata da una intervista a un quotidiano locale del ministro meloniano di Pordenone Luca Ciriani) non può “rimanere senza conseguenze”.

Il che potrebbe tradursi, alla fine, in un rimpasto di giunta, senza arrivare alle estreme conseguenze. Certo, se fosse sfiduciato oggi, non essendo ancora arrivato alla metà del secondo mandato, Fedriga potrebbe ricandidarsi senza bisogno di mettere mano alla legge regionale sul numero dei mandati. Opzione che secondo il presidente della Conferenza delle Regioni rimarrà anche dopo la Consulta perché i giudici già sono stati “molto espliciti” nella sentenza sulla Campania “dove si dice in modo molto chiaro che la competenza esclusiva spetta alle Regioni autonome per quanto riguarda la materia elettorale”.

Sul terzo mandato la Lega però conduce dall’inizio una battaglia in solitaria. Di avviso opposto è sempre stato anche il leader di Fi e vicepremier Antonio Tajani, secondo cui, anche in questo caso, la questione è “chiara, la legge deve essere impugnata perché dal punto di vista giuridico la legge nazionale non può essere smentita da una legge regionale, anche se a statuto speciale”.

E in ogni caso anche nel dibattito in Cdm ci sarebbe stato chi ha osservato che il voto in Trentino (come in Friuli) non è imminente, quindi meglio lasciare dirimere la questione dalla Consulta e poi valutare semmai una soluzione equilibrata a livello nazionale. Perché, per dirla come la presidente del Consiglio ha spiegato ai suoi ministri, comunque è materia sulla quale non si può andare “in ordine sparso”.

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