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Unione Europea

Legge di stabilità: arriveranno nuove tasse in caso di bocciatura da parte dell’Ue

Il palazzo dell'Unione europea a Bruxelles
Il palazzo dell’Unione europea a Bruxelles

ROMA – Legge di stabilità: da dove derivano i timori, fondati, di una bocciatura europea? Cerchiamo di spiegarlo. La Commissione Ue aveva chiesto all’Italia un «aggiustamento strutturale» di quasi dieci miliardi di euro, fondi che avrebbero dovuto contribuire a ridurre il debito pubblico. Il consiglio dei ministri di oggi invece varerà una manovra in deficit per almeno undici miliardi, destinando a quell’«aggiustamento» solo un settimo di quel che le regole europee ci imporrebbero.

ITALIA – La posizione dell’Italia, che Renzi e il ministro Padoan sostengono a spada tratta, si basa su tre presupposti. Il primo: il pacchetto di riforme che l’Italia sta predisponendo sarà tale da non poter essere rifiutato. Il cronoprogramma che il commissario agli affari economici Jyrki Katainen ha sul tavolo (se verrà rispettato) promette risultati tangibili entro la fine dell’anno. Ecco perché Renzi spinge per avere già nella legge di Stabilità anche la riforma del Tfr o la nuova tassa unica sugli immobili. Secondo: i calcoli econometrici sui quali si fonda la richiesta dell’«aggiustamento strutturale» sono «da rivedere», e a Bruxelles «c’è consapevolezza del problema». Terzo: di qui a poco ci sarà il cambio della guardia fra la vecchia e la nuova Commissione. Renzi è convinto che il neopresidente Juncker contribuirà a frenare le spinte dei rigoristi.

PIANO B _ Se comunque la Ue bocciasse la legge di stabilità il governo ha predisposto un piano B, con un ventaglio di circa due miliardi e mezzo di maggiori risparmi. Sembra infatti che la Commissione uscente sarebbe disposta a questo compromesso prima di decretare una bocciatura. La Ue dovrebbe esprimersi entro il 12 novembre oppure, nel caso in cui fossero ravvisate gravi irregolarità, già alla fine di ottobre.
Il giudizio della Commissione dipenderà in larga parte dalla qualità della manovra, e in particolare dei tagli di spesa.

UNA TANTUM – La difficoltà di raggiungere i numeri promessi da Renzi («sedici miliardi dalla spending review») è confermata dalle ipotesi di una tantum che spuntano qua e là nelle conversazioni dei tecnici: una stangata sui giochi (quasi certa), un ritocco alle aliquote dei fondi pensione (in forse), un taglio alle agevolazioni Iva. Dunque da un lato si tolgono tasse e dall’altro si reintroducono. Nonostante le facili promesse di Renzi.

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