Ritardi dei pagamenti della p.a: l’Italia rischia una multa di due miliardi dalla Commissione Ue
ROMA – L’Italia rischia di dover pagare una maximulta da 2 miliardi di euro dopo la condanna della Corte di Giustizia del Lussemburgo per i riterdi nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni. L’unico modo per evitarlo sarebbe quello di fare in modo che la Pubblica Amministrazione si mettesse in pari con gli arretrati, ma a giudicare dai ritardi nei pagamenti che ancora persistono sembra un’ipotesi da fantascienza.
L’allarme l’ha lanciato la Cgia di Mestre: «Stando a quanto hanno dichiarato nei gironi scorsi alcuni autorevoli esperti, i sistematici ritardi nei pagamenti compiuti dalla nostra Pubblica Amministrazione potrebbero far scattare una maximulta come quella ricevuta per le quote latte che, fino ad ora, ci è costata circa 2 miliardi di euro».
Infatti anche nel 2019 i ritardi nei pagamenti dello Stato e delle sue articolazioni a livello locale sono stati molto diffusi. La Cgia rileva che se la Direttiva 2011/7/Ue impone, nelle transazioni commerciali tra Pa e imprese private, termini di pagamento non superiori a 30 o 60 giorni (in quest’ultimo caso solo per il settore sanitario), l’anno scorso, ad esempio, il Comune di Napoli ha liquidato i propri fornitori con 395 giorni medi di ritardo; l’Asl Napoli 1 Centro con 169; il Comune di Reggio Calabria con 146, la Regione Basilicata con 83, l’Asl Roma 1 con 72 e il Comune di Roma Capitale con 63.
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